27/10/14

Lasagne cucinate con il cuore - E col moscato


















Quando a volte qualche ricetta non mi viene buona come dovrebbe (capita, capita) c'e' sempre chi mi dice "non c'hai messo il cuore".
In un certo senso hanno ragione, cucinare senza attenzione e passione non solo non e' piu' un divertimento, ma e' anche una mancanza di rispetto verso gli ingredienti.  Per me cucinare e' pura passione, cerco sempre di migliorare la tecnica e produrre nuovi sapori.   La passione fa fare cose strane: quando sono ai fornelli sono concentrato su quello che faccio e capita spesso che mi rivolgano la parola e io nemmeno senta.   O quando penso a una nuova ricetta, provando nella mente nuovi abbinamenti o tecniche, immaginando il risultato, scartando le combinazioni non soddisfacenti e ricominciando.  Il processo puo' durare giorni e mentre e' in corso chi mi interrompe mi provoca un vero e bruciante fastidio.    Chi l'avrebbe mai detto che uno stagionato manager, freddo nelle valutazioni e nelle decisioni, sarebbe andato a sviluppare una passione per la cucina?

Ma lasciando il cuore metaforico e venendo alla cucina pratica ecco una nuova ricetta per MTC 42: Lasagne con cuore di gallina al moscato e spezie varie.   Sono venute delle lasagne celestiali, tendenti al divino (perche' essere modesti va bene, ma in certe occasioni quando ci vuole ci vuole).
Prima di raccontare queste lasagne esponiamo il banner di rito.........



















Veramente piuttosto che con i cuori avrei voluto utilizzare il fegato di faraona, molto aromatico, seguendo il consiglio dello chef Marco Stabile, patron dello stellato Ora d'Aria.
Ma per il periodo che sto vivendo, pieno di impegni e di pensieri, mi e' mancato il tempo di fare una ricerca seria al Mercato Centrale di Firenze e temevo di non fare in tempo a presentare la ricetta all'MTC.
Percio', anziche' utilizzare fegati di altre bestiole ho pensato ai cuori di gallina.  Notoriamente i cuori non sono molto saporiti (sono puro muscolo) cosi' ho pensato di accrescere sapori e profumi in qualche altro modo.
In primis marinando i cuori con un vino molto aromatico ma non dolce.   Avevo in casa ancora una bottiglia di un Moscato superiore della langa di Barolo che mi era stato fornito per partecipare, invitato, a un contest.

















Ecco l'occasione, mi son detto, per fare qualcosa di davvero buono.   La particolarita' di questo Moscato e' di non essere dolce come lo sono altri  moscati passiti.  E' una caratteristica che lo rende perfetto per ricette salate e in abbinamento a formaggi erborinati potenti come per esempio il Roquefort, uno dei miei amori.
Per la cronaca le tre ricette che avevo presentato al contest erano: Tajarin con fegatini al Moscato e crema di Roquefort, Capesante al Moscato su crema di Roquefort, Agnello in due cotture con zenzero e crema di Roquefort al Moscato.
Un'ulteriore nota: essendo fiorentino in teoria avrei dovuto usare del Vin Santo, ma, come e' ormai da tempo, trovare del vero Vin Santo, e per vero intendo quello prodotto secondo la tradizione, e' difficile.  E  se lo si trova e' troppo dolce per come serve a me in questa ricetta.     Quindi ho utilizzato questo Moscato della langa di Barolo, che ha appena una puntina di dolcezza, e' deciso in bocca e saturo di profumi.

Torniamo al cuore e ad altre frattaglie.   Un mito che vorrei sfatare riguardo al quintoquarto e' che questo sia pieno di colesterolo, grassi e calorie.  Certo, come tutte le frattaglie anche il cuore contiene colesterolo, pero' e' tra quelle che ne contiene di meno.  Si veda sotto una interessante tabella. dove sono riportati  (per una porzione di 100 grammi) i contenuti (in milligrammi) di Colesterolo e Grassi, e le Calorie (Kilocalorie).    In rosso i valori massimi.

Frattaglia                        Colesterolo   Grassi   KCalorie

Cervello cotto                       2000+      12,7        157
Cuore di pollo cotto                231          7,2        134
Cuore di bovino cotto             274          6,0        123
Fegato di bovino cotto            385          4,4        142
Fegato di pollo cotto               746          5,5        135
Fegato di suino cotto              290          4,8        140
Lingua di bovino cotta             211        18,0        232

Come si vede il cervello di bovino ha un altissimo livello di colesterolo, molti grassi e molte Kcalorie, mentre e' la lingua quella che ha il piu' alto contenuto di grassi e di Kcalorie.  



E finalmente (ecco, Sabrina, finalmente ci siamo)......

















 Ingredienti, per persona

150 gr di cuore di pollo
1 chiodo di garofano
Un sospetto di peperoncino
2 dl di moscato buono
1 foglia di alloro
Sfoglia bastante (vedi sotto)
Besciamella bastante (vedi sotto)
Olio evo

Sfoglia: per dosi e preparazione vedi il post di Sabrina

Besciamella: per dosi e preparazione vedi il post di Sabrina  con l'unica eccezione che io sono della scuola del latte freddo, cosa che annulla il rischio di grumi.   Inoltre questa volta non ho aggiunto la noce moscata, per non interferire con gli altri aromi.


Preparazione

Il giorno prima procurare i cuori, pulirli da eventuali filamenti di grasso e cartilagini e tritarli a coltello, vedi sotto.



















Poi metterli in un recipiente insieme ad un chiodo di garofano e al moscato.  Il recipiente deve essere di dimensione adatta a che il moscato copra completamente il trito, meglio un cm in piu' che meno.   Al posto del chiodo di garofano si puo' usare (ma e' un'idea a posteriori, non ho provato) dell'anice stellato.
Coprire con pellicola trasparente e lasciare a marinare per almeno dodici ore.    Non e' necessario mettere in frigo, ma lo si puo' fare, vedete voi.




















Il giorno dopo preparare la sfoglia e la besciamella. Qua sotto una foto della sfoglia.  Lo spessore non si vede, ma era intorno al millimetro e mezzo o poco piu' (a me le sfoglie piacciono corpose).























Mentre la pasta della sfoglia riposa, in attesa di essere stesa, preparare i cuori per la farcia delle lasagne.
Scolare i cuori dal liquido di marinatura.   Gia' mentre si scola si sente salire un bel profumo, un connubio di cuori, spezie e moscato che lascia affascinati.
Gettare il chiodo di garofano e conservare il moscato della marinatura.
Far saltare i cuori tritati in olio evo insieme a un sospetto di peperoncino per due-tre minuti, facendo attenzione che il calore venga assorbito da tutti i pezzetti.  Eliminare quasi tutto l'olio e aggiungere il moscato di marinatura insieme a un pizzichino di sale e una foglia di alloro.
Far andare a fuoco medio finche' il moscato sara' quasi del tutto evaporato.  Da notare che la parte alcolica del moscato sara' evaporata, lasciando ai cuori tutti i suoi aromi (per quel che ne so in un vino come il moscato ci sono oltre 200 sostanze aromatiche dell'uva).
In definitiva abbiamo cotto i cuori in una riduzione di moscato.
Anche qui, un profumo indescrivibile.  Tenere coperto fino al momento di montare le lasagne, per non disperdere i profumi.
Cuocere i rettangoli di sfoglia e metterli a raffreddare su un canovaccio.

Tenere da parte qualche pezzetto di cuori e procedere a montare  la lasagna con: sfoglia, pezzetti di cuori al moscato, besciamella. Sopra all'ultima sfoglia mettere cuori al moscato e coprire di besciamella.    Infornare a 180 gradi (forno statico) per una ventina di minuti, o anche meno, perche' la lasagna deve risultare morbida.

Appena sfornato aggiungere sopra i pezzetti di cuori al moscato tenuti da parte.   Serviranno per aggiungere picchi di sapore, un mio trucchetto per aumentare il gradimento.


















Il profumo che si alza dalla lasagna e' qualcosa che si ricordera' nel tempo, sul serio.
All'assaggio l'uovo della sfoglia e il latteo della besciamella accarezzano il palato, mentre si sprigiona in bocca il sapore del cuore intriso di moscato insieme a tutti i profumi, concentrati nella riduzione.    I pezzetti di cuori aggiunti dopo la cottura, quando si incontrano, danno dei picchi di sapore ulteriore.
Lasagne delicate, saporose e profumate, un insieme complessivamente raffinato.

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21/10/14

Lasagne con la nduja, questione di equilibrio?



















Queste sono per la sfida MTC di questo mese, la numero 42, che richiedeva di produrre delle lasagne (ho visto cose che voi umani....).
Anzi togliamoci il pensiero ed esponiamo il banner di rito....





















AVVISO PER SABRINA: segue parte chiaccherologica, puoi saltare tranquillamente piu' sotto, a "SABRINA PUOI RIPRENDERE DA QUI".

Chi mi segue su Facebook avra' notato la foto dove c'erano due tipi di lasagne in un'unica teglia. La riproduco qua sotto, in piccolo...

















Quella foto, che era un preavviso di pubblicazione, riportava due diverse lasagne, e questo per un motivo semplice: sono pigro.
Vista la fatica necessaria a stendere la sfoglia per ogni lasagna da proporre a MTC ho pensato bene di fare una sfoglia sola, piu' grande, e da questa ottenere due diverse lasagne da pubblicare in tempi diversi.
Insomma una sfogliona per due lasagnine.
Che poi la fatica di fare una sfogliona equivalga a quella di farne due piccole e' cosa che al pigro non passa neanche per la mente.....

Di quelle due lasagne in questo post trattiamo della lasagna con la nduja.
Ingredienti, oltre a quelli classici di una normale lasagna: uno.   La nduja, appunto. 
Come in tutte le ricette che prevedono pochi ingredienti e' necessario equilibrare le proporzioni di quei pochi ingredienti in modo da ottenere l'effetto voluto.  Che poi non sia facile trovare questo equilibrio (notato il punto interrogativo nel titolo del post?) e' un'altra storia.
Prima di proseguire vi beccate un pippone sulla nduja perche' e' l'unico ingrediente e quindi e' anche giusto parlarne un po'.
(Sabrina, stai leggendo?   Ma sei curiosa, pero'....).
La nduja e' un insaccato di parti di maiale e tanto peperoncino. Tanto, ma tanto.  Il colore rosso e' dovuto proprio al peperoncino.  Patria della nduja e' la Calabria, gia' celebre per i suoi peperoncini, e dove nel paese di Spilinga si celebra ogni anno la sua festa.
L'origine del nome e' curiosa, provo a riassumerla.
Il peperoncino, essenziale per la preparazione della nduja, non e' un frutto nativo dell'Italia, ma venne introdotto dagli spagnoli nel XVI secolo, durante la loro dominazione di quel periodo.  Ma le prime notizie certe sull'utilizzo del peperoncino negli insaccati e' della fine del '700, proprio a Spilinga.  Negli anni successivi, siamo intorno al 1810, la zona di Napoli e del suo Sud era passata sotto la dominazione francese, con re Gioacchino Murat.   Il buon Gioacchino regno' su Napoli su incarico di Napoleone Bonaparte, del quale era cognato per averne sposato la sorella Carolina.   Pare che la nduja fosse molto apprezzata dal Murat, tanto da essere da parte sua oggetto di dono ad altri potenti locali.  Il Murat chiamo' quell'insaccato "andouille", che in francese vuol dire semplicemente "salsiccia".  Da quell'andouille pare sia derivato il nome attuale nduja.
All'epoca si insaccavano parti povere del maiale, come trippa, polmoni e interiora varie, chiaro utilizzo del quintoquarto.
Oggi vengono utilizzate parti piu' "nobili", come guanciale, lardello e pancetta, che, tritati e mescolati con peperoncino e sale, vengono insaccati in un budello di maiale detto "orba".
Contrariamente a quel che si potrebbe pensare la nduja non e' ipercalorica, anzi, tanto che un cucchiaio colmo da cucina contiene solo 77 calorie (KCal).
Poche, ma molto saporite: provate voi a fare un solo boccone di quelle 77 calorie !
Qui sotto ho accostato un cucchiaio, appunto, di nduja alle lasagne, giusto per mostrarne l'aspetto da vicino.




















SABRINA PUOI RIPRENDERE DA QUI

Il mio scopo era mitigare la forza piccante della nduja con i latticini della besciamella.  Come e' noto latte, yoghurt e formaggi sono le uniche cose che possono smorzare l'effetto "inferno" che si scatena in bocca quando si esagera col piccante.
Ho fatto qualche prova, sia aumentando la quantita' di besciamella rispetto a quella della nduja, che stendendo una sfoglia leggermente piu' spessa.  L'obiettivo era ridurre l'impatto del piccante, ma senza impedire di gustare i sapori di sfoglia, besciamella e della stessa nduja.  Da notare che ho aggiunto nella lasagna dei semi di finocchio macinati, e volevo che si sentisse anche quel profumo.
Sono riuscito a ottenere un giusto equilibrio e ad evitare che il piccante intormentisse il palato e permettesse cosi' di gustare gli altri sapori e profumi?  Secondo me si, anche se sono state necessarie alcune prove di dosaggio.
Il risultato e' stato comunque una lasagna piena di sapori e di profumi.  Buona.


Ingredienti

Per lasagna e besciamella vedere quanto indicato nel post di Sabrina che ha lanciato la sfida: MTChallange n. 42, Sua Maestà La Lasagna al forno

Nduja, un cucchiaio da cucina abbondante
Semi di finocchio, da macinare al momento


Preparazione

Preparare la besciamella secondo quanto indicato nel post di Sabrina sopra indicato.  L'unica differenza e' nella temperatura del latte, perche' io sono della scuola del latte freddo, anche tenuto qualche minuto in frigo, cosa che evita la formazione dei grumi.  Non ho neanche usato noce moscata perche' nel montaggio avrei usato dei semi di finocchio macinati. In attesa di usare la besciamella e' bene tenerla coperta, in modo da evitare la formazione di quell'antipatica pellicola. Se necessario travasare la besciamella in una casseruola piu' piccola, in modo da non lasciare troppa aria sopra alla superficie.  Altro modesto suggerimento: se la besciamella fosse venuta troppo fluida, o lo fosse al momento di usarla, e' sufficiente intiepidirla e frullarla col minipimer. L'effetto di rassodamento e' assicurato nel giro di un minuto.  Il suggerimento viene da uno dei miei guru, Dario Bressanini.
Preparare la sfoglia come indicato da Sabrina.    Io l'ho tenuta un pelino piu' spessa del millimetro canonico, sara' stata tra il millimetro e mezzo e i due millimetri.
Era richiesto di pubblicare una foto della sfoglia appena stesa, eccola qua sotto.  Purtroppo lo spessore non e' apprezzabile dalla foto, ma insomma fidatevi.






















 Dalla sfoglia ho formato tanti rettangoli che ho scottato in acqua, bollente ma non troppo, e successivamente passati in una pentola di acqua fredda e infine stesi su un canovaccio.
Una volta terminata la cottura ho sovrammesso i rettangoli di sfoglia cotti e ho rifilato quel cosiddetto "materasso" con un coltello affilato.  Si, perche' oltre che pigro sono anche un po' pignolo e voglio lasagne tutte uguali.

Ho scaldato leggermemnte la pasta di nduja per ammorbidirla e facilitare la successiva spalmatura.

Ho montato la lasagna nel modo classico, alternando sfoglia, pasta di nduja spalmata, semi di finocchio, macinati al momento per esaltarne il profumo, e besciamella.
Sull'ultimo strato ho aggiunto dei piccoli pezzi di nduja, giusto per il colore.  Infornato e sfornato a tempo debito



































 All'assaggio mi sono convinto della giustezza dell'equilibrio che volevo tra piccantezza e altri sapori.
Il piccante c'era, inutile negarlo, ma non sopraffaceva il sapore di uova della sfoglia e del latteo della besciamella.
Il profumo di semi di finocchio aggiungeva carattere all'insieme.
Me lo dico da solo: buonissima.    Se in seguito la nduja ha avuto il propagandato effetto Viagra, ecco, quella e' una cosa che resta in famiglia.
Alla prossima lasagna.

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04/10/14

Corno di bue turgido, farcito alla piemontese



















Tutto merito di Goffredo, mio cognato.     Lui era il notissimo pasticcere di Castiglione della Pescaia, di quelli che hanno il negozio con la fila fuori.
Poi decise di spengere la sfogliatrice e di andare in pensione, e comicio' a dedicarsi all'orto.    Siccome mio cognato non riesce a star fermo, a forza di zappettare ha di molto ingrandito quell'orto, tanto che adesso ci passa tutto il suo tempo. 
In natura quando qualcosa diventa matura lo fa tutta insieme, e ne segue che Goffredo si ritrova un surplus di ortaggi, tutti buonissimi per via della coltivazione con metodi naturali e senza chimica. 
Il surplus viene regalato a parenti e conoscenti, ed ecco che mi sono ritrovato dei peperoni "Corno di bue" tipo Carmagnola, tenerissimi e saporosi.
Siccome erano piuttosto grandi, se ne puo' benissimo proporre uno per ciascuno, come piatto unico.
Li ho preparati con un ripieno in carattere con l'origine, percio' attingendo alla tradizione piemontese.  
Sono venuti squisiti.



















 Ingredienti, per persona
1 peperone Corno di bue
80-100 gr di riso, per me qualita' Roma
1 cucchiaino di semi di cumino macinati
Un macinino
3-4 pistilli di zafferano
2 filetti di acciughe sotto sale
Capperini sotto sale
Prezzemolo

Preparazione
Tagliare la calotta del peperone, pulirla internamente e tenerla da parte. Incidere il peperone per il lungo, iniziando dal taglio della calotta e scendere fino alla punta, ma fermandosi 1 cm prima, circa.
Pulire l'interno da placenta e semi, stando attenti a non danneggiare le pareti.
Cuocere peperone e calotta a vapore.   La cottura a vapore consente di conservare tutta la loro peperonita'.
A parte cuocere molto al dente il riso in acqua salata, scolarlo e metterlo in una ciotola.  Mentre peperone e riso sono in cottura dissalare acciughe e capperini, tagliare in due o tre pezzi le acciughe e tenere tutto da parte.
Con un macinino da spezie macinare dei semi di cumino fino a riempire un cucchiaino a raso.   Tritare il prezzemolo.
Mescolare in mezzo bicchiere di acqua molto calda i pistilli di zafferano, poi versare sul riso e mescolare bene.
Aggiungere acciughe, capperini e prezzemolo e mescolare il tutto, stando attenti a non frantumare le acciughe.
Far stiepidire il peperone, allargare l'incisione e farcire con il riso speziato.   Richiudere il peperone e adagiarlo nel piatto di portata appoggiandolo sull'incisione.  Accostare la calotta, anch'essa preventivamente farcita.
Farcire bene il peperone, cosi' che sia bello turgido, perche' le cose molli e mence non fanno mai buona impressione.
Mettere del riso anche davanti all'apertura tra peperone e calotta, come se fosse una cornucopia che, aperta, elargisce i suoi tesori.
Prima di servire passare in forno o in microonde per qualche minuto in modo da servire caldo.



















E' anche piacevole a vedersi, ma, a parte questo, all'assaggio si apprezza un insieme molto saporito e profumato di spezie.
Dal dolcissimo peperone, al corposo riso, allo zafferano, al cumino -che scaldato esala un profumo meravigioso- alla sapida acciuga, ai capperini, al prezzemolo, e' tutta un'orchestrazione di sapori e profumi, dove ogni componente da' il suo contributo lasciandosi riconoscere separatamente.  Vedrete che successo, ripuliranno fino all'ultimo chicco.

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