31/05/11

Munnezzaglia estiva co' gamberi e cicoriella



















Per la traduzione del titolo si ringrazia Lydia, sempre disponibile ad aiutare. Anzi, gia' che ci siete, andate a leggere un suo post QUI  dove c'e' una sua bella ricetta insieme a  interessanti spiegazioni. E cosi' mi sono risparmiato ricerche e ricopiature :-)
Tradizionalmente questo tipo di minestra e' molto densa, una via di mezzo tra una minestra come la immaginiamo noi quassu', "sopra al Garigliano", e una pasta asciutta.
E' una delle pochissime minestre (forse l'unica, che ne dici Lydia? E tu, Giovanna?) gradite ai napoletani, altrimenti dediti a sontuosi spaghettoni, paccheri, lasagne alla napoletana.
Di solito contiene fagioli, patate, cocozze, e simili ed e' consumata calda, percio' in estate il consumo di questa meraviglia rallenta. Tra parentesi: ne ho mangiata una buonissima, qui a Firenze, dalla mia chef preferita, Lisa.
In questo post ne presento una mia versione estiva, quindi da mangiare fredda.  Preferibilmente guardando tramonti sul mare  :-)
Niente fagioli, ne' patate ne' cocozze, ma invece riccioli di gamberi e cicoriella. Versione decisamente eretica, che i napoletani veraci mi perdonino....
Per quanto riguarda la "cicoriella" e' il nome che io do' alla famiglia dei radicchi selvatici, gustosi ed amarognoli, perfetti per insaporire delle (altrimenti) smorte insalate. Qui in Toscana un buon esempio sono i "terratrepoli", ignoro come si chiamino altrove. Ma insomma avete capito il genere.
Una minestra sorprendentemente buona.
























Ingredienti per 2 persone
180 gr di munnezzaglia (pasta ammiscata)
10 gamberoni, piu' o meno
Abbondanti radicchietti selvatici, anche misti
1 spicchio aglio grande o 2 piccoli
Peperoncino
Vino bianco, mezzo bicchiere, no tavernello
3-4 cucchiai Olio e.v.o.

Preparazione
Si svolge in piu' fasi, ma niente di difficile. Lessare i gamberi a vapore, sgusciarli e togliere il filo nero. Vanno bene anche i gamberi surgelati, ma freschi (per me, almeno) sono piu' buoni. Con i gusci farci un brodino, non troppo lungo. Assaggiarlo e regolare di sale.
La "cicoriella" (pulitela e lavatela bene...) va scottata gettandola in acqua bollente NON salata per massimo 2 minuti. Lo scopo e' mantenerla un po' croccante. Scolatela e passatela in acqua ghiacciata con cubetti di ghiaccio, per mantenere un bel colore verde brillante.
Se siete furbi come me penserete di far prima mettendola un attimo nel congelatore. Ma se siete furbi come me quell'attimo passera' troppo in fretta e vi troverete poi a raschiare via dei grumi verdi duri come sassi, che vi si sbricioleranno.  Fate voi... io consiglio l'acqua ghiacciata.
Adesso ai riccioli di gamberi. Non lo sapevate, vero, come far arricciolare i gamberi? Intanto tritate l'aglio finemente e passatelo in casseruola con 2 o 3 cucchiai di olio evo e un po' di peperoncino. Ognuno conosce il peperoncino suo: quello che si vuole nel risultato e' una puntina di piccante.
Appena comincia a colorire versare il vino bianco e fate evaporare per meta'. Nel frattempo prendere i gamberi, che al calore della cottura a vapore si saranno piu' o meno arrotolati, e tagliateli a meta' per il lungo, in modo da ottenere due semiruote. In pratica da una ruota se ne ottengono due.
Quando il vino e' ritirato per meta' buttare le semiruote in casseruola e far saltare per 3-4 minuti. Salare.  Vedrete che i gamberi si arriccioleranno da soli a spirale, molto coreografici.  Infine aggiungere il brodo ottenuto coi gusci e far andare ancora un minuto. Far raffreddare fino a temperatura ambiente.
Cuocere la pasta ammiscata, scolarla e metterla nei piatti. Versarci sopra i gamberi e sufficiente brodo, come nelle foto. Aggiungere i radicchietti e fare sopra al piatto un giro d'olio crudo.
Una delizia.



















 All'assaggio si sentono tante diverse cose: il dolcino dei gamberi contrasta con l'amarognolo della cicoriella. E l'aglio e il leggero piccante aggiungono sapore. Il profumo e' di mare pieno.
Come contrasti di consistenze gia' la pasta ammiscata, di suo, ha diverse consistenze dovute ai vari  formati, ma si apprezzano anche i contrasti con il morbido dei gamberi e il croccante delle cicorielle.
Magari vista in foto non rende l'idea, ma credetemi: non solo si presenta bene, ma e' anche una minestra buonissima, saporita e fresca.
Ve la consiglio.



Questa ricetta partecipa a  L'Abbecedario Culinario ospitato questo mese dall'amica Lo, del blog  Galline 2.nd Life e relativo alla Campania


 

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26/05/11

Donne=Dolci, Uomini=Primi?? ---> Contest !!





















SI, un altro contest, ma questo non vi chiede di cucinare, ma invece di creare, di spiegare un perche'....

L'antefatto: stavo facendo un primo bilancio di quello che ho pubblicato nel mio piccolo blog e ho visto che gli antipasti sono 29, i primi 61, i secondi 27.  I dessert sarebbero 34, ma quelli miei si contano sulle dita di una mano, gli altri sono di ospiti, amiche senza un blog loro.
Da me la prevalenza dei primi piatti (61 a 27) e' schiacciante, e ben si spiega: io vivrei solo di primi....
Allora ho guardato dentro molti altri blog e ho visto che in quasi tutti stravincono dolci e dolcetti, mentre i primi sono una ridicola minoranza.
Considerato che per il 99% gli altri blog sono tenuti da femminucce se ne puo' ragionevolmente dedurre che i primi piatti sono cosa da maschietti.

E fin qui, capirai che scoperta....

MA, MA, MA... se ci si chiede perche' alle donne piacciano piu' i dolci mentre agli uomini piacciono piu' i primi il discorso diventa piu' difficile.
Personalmente non azzardo spiegazioni del famoso perche', voglio solo far osservare una deliziosa illogicita' tutta femminile: se tutte le donne sono a dieta (pardon, stanno attente a quello che mangiano), allora perche' cosi' tanti dolci?
I dolci sono un tripudio di grassi animali (burro, uova) e di zuccheri!!!
I nostri primi piatti  (nostri, intendo come maschietti) richiedono un po' di olio per i soffritti e a volte un po' di pancetta o simili, ma niente di paragonabile all'insulto che grassi e zuccheri dei dolci fanno alle silhouettes femminili.

E non venitemi a dire che le foodblogger donne cucinano dolci solo per fotografarli e pubblicarli e che poi non li mangiano, oppure che tanto, poi, i dolci li mangiano marito e figli...
In ogni caso non e' importante cosa vi piace cucinare oppure chi lo mangia, la domanda a cui dovete rispondere e' un'altra....

La domanda e': PERCHE' le donne preferiscono i dolci e gli uomini i primi?

Per partecipare dovrete scrivere un commento a questo post, spiegando secondo voi il perche'.

Possono partecipare tutti, dai foodbloggers agli appassionati senza blog.

Siccome non dovete cucinare o fotografare niente, ma solo mettere in moto il cervello e creare una risposta, non sara' necessario porre una data finale molto lontana.

Termine ultimo il 10 Giugno.

Ci saranno due (piccoli) premi: uno per la risposta piu' seria e convincente e l'altro per quella piu' divertente e, perche' no, ridanciana o irriverente.  Giudice unico, inflessibile e inappellabile: io !!!

Forza, sbizzarritevi!!!   Ho gia' alcune risposte: c'e' chi ha detto perche' dipende dagli ormoni, c'e' chi ha detto che e' perche' gli uomini non riescono proprio a cucinare cose raffinate come i dolci, c'e' chi ha detto che e' perche' alle donne piace sognare e che i dolci fanno proprio questo. E cosi' via....

Ricordate: non ditemi cosa vi piace di piu' cucinare, dolci o primi, ma PERCHE'

Dai, sbizzarritevi!!!!!

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24/05/11

Calamarata in crema di scampi al basilico ......... e una domanda




















Stavo guardando il bilancio del mio blog e ho visto che gli antipasti sono 29, i primi 61, i secondi 27.  I dessert sono 34, ma i miei si contano sulle dita di una mano, gli altri sono di amiche non-blogger.
La prevalenza dei primi piatti e' schiacciante, e si spiega: io vivrei solo di questi.
Poi ho guardato dentro molti altri blog e in tutti stravincono i desserts, mentre i primi sono una ridicola minoranza.
Considerato che per il 99% gli altri blog sono di donne se ne puo' ragionevolmente dedurre che i primi piatti sono cosa da maschi.
E fin qui, capirai che scoperta.... MA se ci si chiede perche' alle donne piacciano piu' i dolci mentre agli uomini piacciono piu' i primi il discorso diventa piu' difficile.
Non azzardo spiegazioni, mi permetto solo di osservare una illogicita' tutta femminile.
Si, perche' se tutte le donne sono a dieta (pardon, stanno attente a quello che mangiano), allora perche' i dolci?
Questi sono un tripudio di zuccheri e di grassi (burro, uova)!!!
I nostri primi piatti  (nostri, intendo come maschietti) richiedono un po' di olio per i soffritti e a volte della carne un po' grassa, come pancetta o a volte salsiccia, ma niente di paragonabile all'insulto che grassi e zuccheri dei dolci fanno alle silhouettes.
Ma secondo voi che state leggendo perche' le donne preferiscono pubblicare dolci anziche' primi? E non venitemi a dire che cucinano dolci solo per fotografarli e pubblicarli e che poi non li mangiano, perche' e' piu' facile che un cammello passi nella cruna di un ago che una donna etc. etc.
Comunque la domanda e' interessante, sto pensando di farci un piccolo contest,  vedremo.....



Passiamo alla ricetta di oggi. Per non smentirsi e' un primo piatto!!!
Niente zuccheri, 3 cucchiai di olio di oliva, scampi e basilico.
E c'e' meno farina (carboidrati) in un piatto di pasta che in qualsiasi dolce.

Ingredienti per 2 persone
200 gr di calamarata (buona!)
300 gr di scampi gia' puliti
4 spicchi di aglio
3 cucchiai di olio e.v.o.
Poco peperoncino
Un bicchiere di vino bianco secco, no tavernello
Un bel ciuffo di basilico

Preparazione
Piatto semplicissimo e molto veloce, provare per credere.  Cuocere gli scampi a vapore, sgusciarli, incidere il dorso e togliere il filo scuro. Si possono usare anche scampi surgelati, se si e' sicuri della qualita'. Quelli surgelati sono meno saporiti, e' chiaro, ma se bisognasse un primo veloce..... (Spero che con questa dichiarazione non mi mettiate sullo stesso piano della Parodi....).
Tagliare la polpa degli scampi a pezzetti di un cm, piu' o meno. Tritare l'aglio e metterlo in una padella insieme all'olio evo.
A fuoco medio-basso far soffriggere, ma poco, l'aglio non deve colorire. Buttare i pezzi di scampi e far andare qualche minuto a fuoco medio. Sentirete che profumo si spande in cucina....
Gli scampi butteranno fuori la loro acqua: farla ritirare per meta', con lo scopo di concentrare il sapore di mare.
A quel punto versare il vino bianco e far ritirare per meta'. Assaggiare un pezzetto di scampo e regolare di sale, senza timidezza.
Spezzettare il basilico e metterlo nel bicchiere del minipimer, aggiungere gli scampi con tutto il loro sughetto e frullare a oltranza. Se il frullato risulta troppo denso aggiungere a filo del vino bianco e continuare.
Cuocere la calamarata al dente. A questo punto decidere se saltare la calamarata nella crema o se invece, per motivi di look, si preferisce fare un letto di crema e versarci sopra la calamarata, come nella foto.
Spolverare con un poco di basilico e aggiungerne di lato un ciuffetto. E, se proprio si vuole esagerare, uno scampo intero (ma cotto!).




















Piatto facile, di sana cucina mediterranea e di veloce realizzazione.
All'assaggio il sapore del mare e' intenso e ben si combina con quello della pasta. Crema morbida e avvolgente, col contrasto della calamarata, tutta da mordere. E il basilico, che molto profuma di vento e di sole.
Buonissimo!!          (e tutti i presenti, fateci caso, guarderanno di sottecchi il vassoio per vedere se ce n'e' ancora....).

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19/05/11

Gumbo senza gombo - Corrado's way



















Dopo aver visto il bellissimo post di Acquaviva mi e' tornato in mente che era da tanto che volevo rifare il Gumbo.
Annalena perdonami, il paragone con il tuo elegante piatto e' assolutamente sbagliato: tanto fine ed elegante il tuo, tanto grezzo e adatto a gole cajun e afro il mio.
Ma tant'e', le associazioni di idee nascono in modo misterioso. Pero' ti prometto che cerchero' di rifare il tuo bel piatto, anche se gia' so che non verra' come il tuo....
OK, tanto ti dovevo. Adesso veniamo al Gumbo,

Il Gumbo e' il nome inglesizzato del gombo, o Okra, vedere la foto sotto.


















 E' originario dell'Africa ed e' stato portato nel sud degli Stati Uniti dagli schiavi, che, pare, ne nascondessero i semi nei capelli. Forse qui da noi e' piu' conosciuto come Okra.
La zuppa che porta il nome di Gumbo e' il piatto simbolo di New Orleans e della Louisiana in genere. Lo si mangia tutto l'anno, ma in particolare durante il carnevale e nelle feste cajun o di afroamericani. E' il classico piatto unico, appetitoso e che sazia, un tempo consumato nelle famiglie povere di New Orleans e del bayou.
Io l'ho assaggiato, con diffidenza devo dire, e me ne sono innamorato: e' BUONO!!!
Certo che se noi,  i non-cajuns,  leggiamo gli ingredienti non lo mangeremmo mai.  Pero' se si vince il pregiudizio  -che altro non e'-  poi si ripulisce la scodella.
Qualche volta, quando ho ospiti, o durante un catering, voglio offrirne una ciotolina come piatto a sorpresa, senza dire che cosa e'.   Sono convinto che tutti diranno: "Buono, che cos'e'?".
Certo, quello fatto in Louisiana e nel bayou e' molto piccante, e quando degli amici me l'hanno fatto assaggiare ho sgranato gli occhi, mentre gli altri ridacchiavano "E' forte, eh, biancuzzo?" (dove biancuzzo e' lo spregiativo dei neri verso i bianchi, come noi diciamo "negraccio"). Pero' anch'io, dopo il primo sgranamento di occhi, ho ripulito la mia ciotola.
Non e' un piatto invernale, come si potrebbe pensare. Anzi piu' si va verso sud, verso il caldo, e piu' i piatti sono speziati e piccanti. Ci avete fatto caso? Pensate alla cucina indiana o a quella messicana. O a quella calabrese. Pare che il piccante, purche' non sia esagerato, sia piu' gradito al nostro corpo durante i periodi caldi.   Ignoro il perche', ma e' un fatto.
Il Gumbo originale usa degli ingredienti che qui non credo si trovino, come ad esmpio la versione americana della andouille o la polvere di foglie di sassofrasso essiccate (detta file' powder). Percio' ho riadattato gli ingredienti e l'ho fatto un po' meno piccante. Ma sempre profumato di aromi. Quando lo si cucina, in casa si spande un profumo di spezie che incanta.
Ho convinto Anna Maria ad assaggiarlo (ho fatto un po' di fatica, perche' la vista del piatto non entusiasma), ma anche a lei e' piaciuto molto.

Quindi adesso vi elenco gli ingredienti, voi fate un atto di fede e provate a rifarlo. Senza pregiudizi: e' BUONISSIMO !


Ingredienti per 4 persone

Per il "Black roux"
150 gr farina
200 gr olio di semi

Per la "Holy Trinity", la santa trinita'
150 gr di cipolla
150 gr di friarelli (peperoni dolci)
150 gr di sedano

Spezie
1 cucchiaino di peperoncino in polvere
1/2 cucchiaino di zenzero in polvere
1/2 cucchiaino di pepe nero di mulinello
1/2 cucchiaino di paprika dolce
1/2 cucchiaino di curry dolce (facoltativo)
4 bacche schiacciate di Allspices (pepe garofanato)
1 punta di cucchiaino di semi di finocchio macinati
1 pizzico di timo fresco
2 foglie di alloro
4 spicchi di aglio tritato

Gli altri ingredienti
700 gr di filetti di nasello
400 gr di pollo lesso (usato per fare il brodo)
2 fette di salsiccia piccante Napoli
dai 2 ai 4 litri di brodo di pollo
3 patate lesse
1 bicchiere di vino bianco
1 tazza di passata di pomodori
maizena (facoltativa)
240 gr di riso


Commento sugli ingredienti
Intanto avrete visto che in questo Gumbo il gombo (Okra) non c'e'. L'okra serve per dare corpo alla zuppa e addensarla, ma non e' facile trovarlo fresco. In Louisiana lo vendono persino surgelato, ma da loro il Gumbo e' quasi un piatto nazionale.
Al suo posto come addensante ho usato della patata lessa.
Al posto del file', la polvere di foglie di sassofrasso, che serve per aromatizzare e addensare, ho usato del pepe garofanato schiacciato.  Per addensare si puo' anche usare la maizena, ma non e' la stessa cosa. Anche perche' il file' profuma di eucalipto, ma il pepe garofanato e' un buon sostituto per l'aroma. Come addensante useremo l'amido contenuto nelle patate.
Per i peperoni verdi ho scelto i friarelli, i piu' dolci che ho trovato. Se non sono veramente dolci lasciate perdere, farete il Gumbo un'altra volta.
Al posto dello strutto io ho usato l'olio di semi, come del resto oggi fanno tutti, anche in Louisiana.

Commento sulla preparazione
Complessivamente e' lunga, mettete in conto dalle 2 alle 3 ore e mezzo. Ma per chi come noi italiani fa cuocere un ragu' per delle ore non e' un problema.
La parte piu' delicata e' fare il roux, che deve venire color cioccolato, ma senza bruciare. Se appena appena lo si brucia il gumbo vi verra' amarissimo. Credetemi, l'ho provato. Se capita anche a voi buttate via tutto e rifatelo, e' meglio.
Direte: e che sara' mai fare un roux!!  Ma questo non e' quello a cui siete abituati, con l'uso dell'olio le temperature sono altissime, quindi occhio.  Pero' se il roux non vi viene bruciato il resto e' facilissimo.

Preparazione
Fare cuocere il pollo per ottenere un brodo, con tutti gli odori soliti. Questo e' meglio se lo fate con calma il giorno prima.
Tritare a mirepoix (molto finemente) i componenti della Santa Trinita': sedano, cipolla e friarelli.
Qua sotto la Holy Trinity, la Santa Trinita'. Quei pezzetti rossi sono pezzetti di peperone rosso. Una prova, ma siccome il sapore complessivo non cambia se ne puo' fare a meno.





















Disossare il pollo e tagliarlo a pezzetti. Tagliare i filetti di nasello a cubetti di max 2 cm. Far bollire il riso in acqua ben salata e scolarlo molto al dente.
Se gia' non l'avete, preparate una passata di pomodoro. Va bene anche quella in bottiglia, se e' buona. Semmai prima cuocerla 10 minuti con un cucchiaino di zucchero.
Lessare le patate e schiacciarle bene, magari usare l'attrezzo per il pure'. Tagliare 2 fette spesse di salsiccia piccante tipo Napoli e tagliare le fette a cubetti. In un piattino mescolare bene tutte le spezie, aggiungendo anche gli agli tritati finissimi. Raccomandazione: non annusate le spezie troppo da vicino: pericolo di bruciarsi le vie aeree.
Adesso al roux. Mettete a scaldare l'olio di semi a fuoco medio. Quando l'olio e' caldo versare a pioggia la farina mescolando continuamente. Continuare a girare finche' il colore passa da quello del cioccolato al latte a quello del fondente.
Tre cose sono importanti: mescolare di continuo, senza fermarsi mai, con il fuoco piu' medio-basso che medio, e fare attenzione al fumo. Se si comincia a vedere del fumo scuro, anche se e' poco, vuol dire che si sta bruciando. E se si brucia il roux il gumbo risultera' amarissimo. Non c'e' che da assaggiare (attenzione, brucia).
Ma se il roux e' venuto bene il resto della cottura e' in discesa.  Qua sotto ecco come si presenta un buon "black roux". Per la verita' e' marrone rossiccio, ma lo chiamano cosi'.
Si puo' anche preparare il roux il giorno prima e tenerlo in frigo, scaldandolo al momento.





















A quel punto abbassare un po' il fuoco e aggiungere la Santa Trinita', mescolando. E sempre mescolando far andare 1 minuto, non di piu'. Poi aggiungere le spezie, stando bene attenti a non tenere la faccia sopra alla pentola (avete mai aspirato del peperoncino bollente?). Infine i cubetti di salsiccia tipo Napoli.
Qua sotto, come si presenta la pentola dopo l'aggiunta della Santa Trinita'.




















Mescolare bene una volta quindi aggiungere il vino e il brodo di pollo. Far andare a fuoco medio-basso per almeno mezzora, poi aggiungere le patate schiacciate e far andare un'altra mezzora. A questo punto consiglio vivamente di omogeneizzare col minipimer, l'alternativa e' far cuocere ancora due ore finche' tutto non diventa una crema.
Assaggiare e aggiungere il sale. Abbondare, perche' le patate avranno tolto una parte di sapidita'.
Il risultato dev'essere molto denso, cremoso. Un trucco per avere un Gumbo cremoso e' non mettere il brodo di pollo tutto in una volta, ma via via durante la cottura, in modo da controllare la cremosita'.
Adesso e' il momento di aggiungere la passata di pomodoro e il pollo lesso a pezzetti. Dopo altri 5 minuti aggiungere i cubetti di nasello. Far andare 10 minuti, non di piu'.
Usare delle ciotole, non dei piatti. Mettere nelle ciotole una bella porzione di riso e una romaiolata di Gumbo, avendo cura che nella ciotola vadano a finire anche i pezzi di pollo e di nasello.
In Louisiana spolverano anche con peperoncino in polvere, qui da noi e' meglio di no.






















All'assaggio il sapore deciso del Gumbo, completo di pollo e nasello, viene accompagnato dal riso, che prende il posto del nostro pane. Il profumo di spezie e' inebriante, mentre il sapore del pesce da' freschezza. Il piccantino c'e', ma l'insieme non disturba, e' golosissimo.
Chi assaggia la prima volta un Gumbo si perde nei diversi sapori e negli aromi.

Forza, fatevi coraggio e provate a farlo. E' un piatto da golosi, e' buonissimo!!!

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11/05/11

Bicchiere dolce sopraffacente
























Mi sa che ho preso anch'io il vezzo di fare titoli curiosi.
Vabbe', almeno tento di sfuggire alla banalita'....
Quindi: perche' sopraffacente?
Perche' leggo spesso che un dessert deve essere dolce, perche' e' lultima cosa che gli ospiti degustano ed e' quello che restera' piu' impresso. In breve: per avere successo bisogna sopraffare l'ospite di dolcezze.
Siccome io per i dolci sono negato ho inventato questo bicchiere, costruito a partire da cose piu' o meno pronte e comunque facili da preparare.

Gli ingredienti, a grandi linee, sono....
- un dolce di cioccolato fatto al microonde, 6 minuti, facile, a prova di stupido
- marmellata di albicocche
- uvetta sotto spiriti
- panna montata 
- zeste di arancia caramellate

Dal successo che ha avuto direi proprio che gli ospiti sono stati sopraffatti. Evvaiii !!

Ingredienti, per 2 bicchieri
Forno a microonde
2 bicchieri da acqua o bibita, piu' alti che larghi
150 gr cioccolato al 70%
125 gr burro
3 uova
50 gr farina
250 ml panna fresca
4 cucchiai marmellata di albicocche
2 cucchiai di uvetta sotto grappa, o altro spirito
2 cucchiaini di zeste di arancia caramellate

Si presenta bene, vero?



























Preparazione del dolce al microonde

La ricetta l'ho spudoratamente copiata da Sandra, di Un tocco di zenzero  
Mi ha attirato la velocita' di esecuzione e la sua facilita' (anche se sono andato vicino a bruciarlo, ehm..).
Sciogliere insieme burro e cioccolato, quest'ultimo tagliato a pezzetti piu' piccoli possibile. Si puo' sciogliere il tutto a fuoco bassissimo, mescolando, oppure nel microonde, a potenza minima e controllando spesso.
Battere con le fruste elettriche le uova e lo zucchero. Quando ben sbattuto aggiungere poco per volta la farina, sempre continuando con le fruste elettriche.
Aggiungere burro e cioccolato sciolti e dare un'altro minuto di sbattuta a fruste elettriche.
Con queste dosi il risultato non sara' dolcissimo, ma lo scopo e' proprio quello, in modo che il troppo dolce non stucchi e impedisca di sentire gli altri componenti della composizione. Ma niente paura,il risultato sara' sempre sopraffacente.
Prendere una teglia tonda, che entri nel microonde (piccolo particolare...) e versarci il composto.
A questo punto regolare il microonde a 750 W, o, per certi modelli, a tre quarti della potenza e far andare 3 minuti. Dopo di che aprire lo sportello e lasciare intiepidire per 6-8 minuti. Lo scopo e' dare il tempo alla farina di far rapprendere un po' l'insieme.
Dopo di che far andare il microonde per altri 3 minuti, quindi togliere il dolce e lasciarlo raffreddare completamente. Se vi sembra molliccio niente paura, si finira' di rapprendere mentre si raffredda. Se invece viene fuori gonfio e duro come un sasso, allora o avete sbagliato le dosi o erano piu' di 750 W e il forno era troppo caldo.
Visto adesso il dolce non e' entusiasmante, ma tanto deve essere tagliato e mescolato ad altri ingredienti.


Assemblaggio del bicchiere

Sul fondo mettere due cucchiai di marmellata, che sara' l'ultima cosa che gli ospiti arriveranno a pescare. La marmellata di solito e' ben dolce, quindi lascera' gli ospiti con la bocca buona. Per questo motivo la marmellata deve essere di buona qualita'. Io l'avevo di albicocche e ho usato quella, anche perche', memore della Sacher, penso che l'albicocca leghi bene col cioccolato.
A volte capita che la marmellata sia una massa solida, specie se esce dal frigo, e pertanto difficile da disporre sul fondo del bicchiere senza macchiare le pareti. Bastera' riscaldare a fuoco basso la marmellata e ritornera' quasi liquida, cosi' da poter essere versata (ognuno ha i suoi trucchi...).
Prendere il dolce, ormai a temperatura ambiente e tagliarlo prima a strisce larghe circa 1 cm, poi trasversalmente, in modo da ottenere cubetti di circa 1 cm. Far cadere i cubetti nel bicchiere fino a due terzi dell'altezza, piu' o meno.
Montare la panna, per me senza aggiunte di zucchero. Per voi non so, fate come vi pare. Una volta montata aggiungere l'uvetta, scolata dagli spiriti di conservazione, e mescolate.
Se vi piace usare il sac à poche ("sac" in francese e' maschile) metteteci una bocchetta molto larga. Altrimenti usate il cucchiaio. L'importante e' coprire il cioccolato con una candida montagna di panna.
Su questa aggiungete poche zeste di arancia caramellate (dono della mia amica Marcella, anche detta la "Maga delle marmellate").

Secondo me e' da servire a temperatura ambiente, in modo da gustare tutti i diversi sapori, ma fate voi.





















All'assaggio sentirete il silenzio degli ospiti. Silenzio ogni tanto rotto da qualche mmhhhhh....
Siccome il bicchiere e' stato scelto volutamente alto il consumo di questo dessert procede dall'alto verso il basso, in un viaggio di sapori.
Si inizia dalla panna, insaporita dalle zeste caramellate. Poi, quasi ad ogni cucchiaino si trovano i chicchi di uvetta, che profumano degli spiriti di conservazione. Verso la fine della panna si tirano su anche dei cubetti di dolce al cioccolato, e l'accostamento e' veramente delizioso.
Verso la fine si comincia a consumare insieme cioccolato e marmellata, per finire con dei cucchiaini di marmellata pura.
Un viaggio che sopraffa' l'ospite. E che vi fara' ricordare, non c'e' dubbio.

Facile e veloce.  Provate

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09/05/11

Lasagnette monoporzione quasi caraibiche



















Perche' quasi caraibiche? Semplice, ho voluto utilizzare una spezia che una nostra amica ci ha portato da un suo viaggio da quelle parti. La spezia si chiama "Pimienta Gorda" e ha un odore che e' un misto tra quelle bacche rosse che chiamiamo Pepe Rosa (e che pepe non e'), Noce moscata, Chiodi di garofano, Rosa, e altre, che non saprei identificare.
Sul momento, vedendo "gorda" ho pensato che volesse dire "grassa", dallo spagnolo. Ed effettivamente si presenta in forma di pallette un po' cicciotte, di quasi un cm.
Qua sotto una foto, dimensioni reali.



La Pimienta Gorda e' il seme di una pianta della stessa famiglia del Mirto.  Anche nota come Pimienta de Jamaica o, in lingua inglese "Myrtle Pepper" o anche "Allspices".  Quest'ultimo nome gli e' stato dato proprio perche' ha un sapore che racchiude in se' quelli di tantissime altre spezie.
Cristoforo Colombo porto' questa spezia in Spagna dai Caraibi pensando che fosse pepe. Come si vede dalla foto le bacche della Pimienta Gorda assomigliano a grosse bacche di pepe. Da questo equivoco e' derivato il nome Pimiento ("pepe" in spagnolo).

Curioso come sono, ho voluto assaggiare un chicco, preparandomi ad avere la bocca devastata dal "pimiento". Invece, sorpresa, e' una spezia piacevolissima, che profuma la bocca e lascia appena un sentore di piccante.
Se non fosse per il leggero piccante sarebbe da usare per profumare l'alito, almeno e' qualcosa di naturale.
Questa spezia e' usata anche al di fuori dei Caraibi, per esempio col nome Allspices e' usata in Inghilterra in alcuni Pancakes, negli Stati Uniti e' l'ingrediente principale del profumatissimo "Cincinnati Chili". E' usata per insaporire e profumare le pietanze anche in Medio Oriente (Palestina).
Non so se in Italia questa spezia sia conosciuta e usata, per me e' stata una vera novita'.
Mi dicono che la Pimienta Gorda si puo' sostituire con un misto di noce moscata, pepe bianco, chiodi di garofano, zenzero, cannella. Non saprei, ma non credo proprio che sia la stessa cosa. Cosi' a occhio non ci si avvicina nemmeno.
Insomma ci dovevo fare qualcosa. Gia' che Caraibi e Jamaica fanno venire in mente aragoste alla brace, o pesci cotti nelle foglie in buche del terreno, di fronte a un oceano sul quale sta tramontando il sole.
Ma non ci allarghiamo troppo, pensiamo a cosa farne nelle nostre italiche cucine.
In mancanza di aragoste ho usato gamberetti e al posto delle foglie di piante tropicali ho usato delle prosaiche lasagne. Niente buche nel terreno, ma un normale forno.  E come verdura niente di esotico, ma dei buoni pisellini freschi. Per il tramonto sull'oceano mi sa che non ci sono sostituti.....
Ecco perche' ho chiamato queste lasagnette quasi caraibiche. Molto quasi.....
Ho montato il tutto in ciotole monoporzione e il risultato, sapori e profumi, e'stato splendido.

Ingredienti per 2 persone
200 gr di gamberetti surgelati
200 gr di piselli, piu' piccoli possibile
5-6 steli di cipolline
6 bacche di Pimienta Gorda
Olio evo
Due dita di vino bianco buono
6 fogli di lasagna

Preparazione
Far scongelare i gamberetti. Scaldare il forno a 190-200 gradi. Bollire le lasagne. Io ho un mio sistema per la cottura delle lasagne: non le scolo. Accanto alla pentola dove bollono le lasagne metto una pentola piena di acqua fredda. Via via che le lasagne sono pronte le prendo con una pinza, come vengono vengono, e le sposto nell'acqua fredda. Li' si raffreddano e si distendono. Nel frattempo metto altre lasagne a bollire. Dopo un mezzo minuto prendo con le mani un foglio alla volta dall'acqua fredda e lo appoggio su un canovaccio. Anche prendendo la lasagna con le mani questa non si rompe perche' l'acqua fredda l'ha consolidata. E io non mi brucio le mani!!!
Vabbe' ognuno ha i suoi trucchi....
Prendere le cipolline (nome fiorentino dei cipollotti che ancora non hanno sviluppato il bulbo e sono ancora pressoche' cilindrici) e tagliarle a fettine sottili, la sola parte bianca. Mettere le fettine in padella con 3 cucchiai di olio evo e la Pimienta Gorda, meta' schiacciata col coltello (quindi NON macinata) e meta' intera. Far andare a fuoco medio finche' la cipollina non inizia a colorire. A quel punto aggiungere i gamberetti, che dopo un po' cominceranno a buttare fuori la loro acqua. Far ritirare per meta' e aggiungere i piselli. Continuare la cottura ancora un minuto, assaggiare e regolare di sale, poi versare due dita di vino bianco e far ritirare.
Il risultato non dovra' essere secco, diciamo che si dovra' vedere un fondo umido. Togliere i pezzi piu' grossi della pimienta gorda.
Prendere due ciotoline monoporzione, mettere sul fondo un foglio di lasagna facendogli seguire la forma delle ciotoline. Versare un paio di cucchiai dell'insieme gamberetti-piselli. Altro foglio di lasagna altre cucchiaiate, etc. etc. Sul terzo foglio mettere cio' che rimane dell'insieme gamberetti-piselli.
Infornare per 10 minuti, o fino a quando il bordo dei fogli di lasagna inizia a colorire. Servire subito, avvisando che la ciotolina e' rovente.




















All'assaggio l'insieme dolcino di gamberetti e piselli e' contrastato  da quello delle cipolline. Il profumo dato della Pimienta Gorda e' indescrivibile, una vera novita'. Siccome gamberetti e piselli sono stati messi umidi la parte di lasagne che ne e' stata a contatto e' rimasta morbidissima. Le parti esterne dei fogli invece si sono invece biscottate e, croccantissime, formano un bel contrasto di consistenze.
Ma e' tutto l'insieme di sapori e odori che lascia la maggiore impressione. E' qualcosa di saporito, delicato e leggermente piccante a un tempo, davvero esotico.
Da provare.




Aggiornamento :
PIMIENTA GORDA: mi dicono che in Italia e' chiamata anche semplicemente PIMENTO (ma verificate che sia proprio quello), oppure PIMENTO DELLA GIAMAICA (o PEPE della Giamaica) o infine PEPE GAROFANATO.
Giocando con Google si trova chi lo vende per corrispondenza o in negozio. Servono delle drogherie ben fornite.
Forse si trova anche nelle erboristerie.
MI RACCOMANDO: in grani, non macinato, perche' macinato perde tutto il profumo..

04/05/11

Spaghetti in rosso, con crème fraîche e semi di papavero



















Quel che e' giusto e' giusto: devo l'ispirazione ad Alex di Ombra nel Portico.
Anche io volevo fare qualcosa in rosa, l'avrei chiamato "Spaghetti in pink", ma ho cozzato contro due difficolta':
1) - Lei ha fatto degli gnocchi con le sue mani, io non volevo mettermi li' a fare degli spaghetti (che poi con la macchina della pasta che ho sarebbero stati invece dei tonnarelli), quindi ho usato degli spaghetti gia' pronti. Di buona marca, anzi buonissima (io per la pasta rasento il fanatismo), comprati gia' fatti.
2) - A me colorare di rosa degli spaghetti gia' fatti non e' riuscito. E' venuto un bel rosso, questo si, ma sembravano conditi col sugo di pomodoro. Vabbe', me la sono cavata cambiando il titolo....

Apro una piccola parentesi: avrete notato che nel mio blog non c'e' pubblicita', non ci sono sponsorizzazioni e non ci sono recensioni/marchette. Io per questo mio blog sono un purista, sono fatto cosi'. Se cito una marca o racconto di una serata al ristorante lo faccio perche' mi va, se mi va, non perche' ne ho un qualche vantaggio. Sulla rete circolano spesso polemiche su come deve essere fatto un blog di cucina, se si deve parlare di sole ricette o se e' lecito aggiungere altro, come fatti personali, etc. etc.
Proprio oggi Genny di "Al cibo commestibile"   ne ha lanciata una, andate a leggere i vari commenti, giusto per capire com'e' variegato il mondo dei foodbloggers. Per inciso, anch'io ho detto la mia e mi sono beccato un "purista". Vero, mi sta bene cosi'.

Torniamo a noi...
Che ve ne sembra della colorazione degli spaghetti? Pensate che siano conditi col pomodoro? Sbagliato! Ho cotto gli spaghetti insieme a delle rape rosse.
Poi ho pensato a come bilanciarne il dolcino e mi sono inventato la crème fraîche.  Grande risultato (a volte mi stupisco da solo....).

Ingredienti per ogni persona
80 gr spaghetti
1 litro acqua salata
1 rapa rossa
50 ml di crème fraîche (panna acida)
Semi di papavero

Preparazione
Cosi' semplice da essere imbarazzante.  Tagliare a pezzetti una rapa rossa di quelle gia' cotte. Frullare i pezzetti aggiungendo acqua quanto basta a ottenere un insieme molto fluido. Valutare se la crème fraîche fosse troppo densa, se lo e' allora aggiungere un po' di latte e stemperare.
Mettere a fuoco l'acqua e salare abbondantemente. Aggiungerci il frullato di rapa rossa. Cuocerci gli spaghetti. Scolare, impiattare e condire con la crème fraîche. Cospargere con semi di papavero.
Piu' semplice di cosi'....




















All'assaggio il dolcino della rapa rossa e' contrastato, direi meglio bilanciato, dall'acidino della crème fraîche. I semini di papavero danno ulteriore aroma e, perche' no, sono anche belli a vedersi.
Personalmente prima di aggiungere la crème fraîche ho preferito agiungere una macinata di pepe, ma sono gusti. O magari una spolverata di polvere di limone, non so.
Piatto semplice, veloce, delicato e, sorpresa, con un sapore del tutto nuovo e piacevole.
Da provare.

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