06/05/10

Parfait di mandorle con caramello agli agrumi






















Cos'e' un parfait? In francese significa "perfetto" ed e', genericamente, un semifreddo. Ma a seconda della localizzazione geografica la ricetta cambia, e anche molto. In Francia, dove si suppone che sia nato, e da dove viene il nome, il parfait e' definito "un dessert ghiacciato, senza cottura, a base di crème fraiche e uova, a volte solo con l'albume.
Negli Stati Uniti e' praticamente qualunque preparazione dolce fredda o semifredda servita in bicchiere. Categoria vastissima che va dal crème caramel alle gelatine, il tutto ricoperto da granelle miste, canditi, sciroppi, liquori o altro ancora. Per esempio l'orrendo gelato americano classico, quello con dentro la soda e da consumare con la cannuccia, che chiamano "sundae", e' per loro un tipo di parfait.
Da noi si fa nei modi piu' diversi, ma e' sempre un dessert molto dolce, semifreddo, da consumarsi con il cucchiaio. Ormai lo si trova difficilmente, sia in pasticceria che al ristorante, ma ogni tanto il parfait ritorna di moda.
Infatti e' da qualche giorno che in rete vedo pubblicare dei parfait. Avete notato che nei blog ci sono dei periodi in cui una ricetta o un ingrediente sono "di moda"?.
E allora, giu' tutti a provarci! Potevo io rimanerne fuori? Certo che no, tanto piu' che, non essendo dotato nell'arte pasticcera, prendo queste proposte come sfide.
Per provarci ho scelto la versione siciliana, piu' esattamente quella palermitana, a base di mandorle. Devo dire che a Palermo e anche altrove un parfait deve contenere delle uova e che le versioni senza uova sono rarissime. Proprio per questo, e per la gioia di chi le uova non le dovrebbe mangiare (e di chi non si fida a mangiare uova non cotte), ho provato questa versione.
Contiene delle mandorle caramellate e, come copertura, anziche' la classica ganache calda di cioccolato fondente, ho usato un caramello fluido profumato agli agrumi, una novita' golosa.



Caramello agli agrumi

Ingredienti
200 gr di zucchero
4 cucchiai acqua
2 arance grandi o 3 piccole
Un cucchiaio di Grand Marnier o di Limoncello

Preparazione
Spremere le arance e filtrare il succo. In una casseruola antiaderente mettere lo zucchero e farci gocciolare sopra l'acqua. Lo zucchero non si sciogliera', formera' una crema bianca. Mescolare per fare una crema di consistenza uniforme.
Scaldare a fuoco basso finche' non comincia a sciogliersi, poi alzare un poco il fuoco e lasciar bollire, senza mescolare. Questo e' importante: se mettete nella pasta che si sta caramellando un qualsiasi utensile lo zucchero si cristallizzera' e formera' dei grumi. Se vi succede, e a me la prima volta e' successo, il cucchiaio dovra' essere messo in frigo, altrimenti lo zucchero cristallizzato non verra' piu' via.
Quindi, da quando lo zucchero comincia a sciogliersi, si dovra' muovere la casseruola in modo da far spandere dappertutto la parte gia' liquida. Far bollire lo zucchero, muovendo spesso la casseruola, finche' il colore non e' diventato color tortora (non so come altrimenti descrivere questo colore). Togliere dal fuoco e, a filo, lentissimamente, aggiungere il succo d'arancia, muovendo sempre la casseruola. Versare piano il succo d'arancia, altrimenti ci saranno degli schizzi di zucchero rovente. Occhio!!
Se non si riesce a mescolare in modo omogeneo il succo col caramello, allora mescolate pure con un cucchiaio, ma di legno. In punta del cucchiaio si formera' un grumo di zucchero cristallizzato, ma continuate a mescolare finche' il succo non e' stato tutto versato. In ogni caso rimettere la casseruola al fuoco e continuare a mescolare, finche' i grumi non si sono del tutto sciolti. Ci vorra' un po'. Quando sono sciolti aggiungere il cucchiaio di liquore. Se si usa il Grand Marnier il caramellato profumera' molto di arancia, se si usa il limoncello ci sara' anche un sentore di limone. La scelta dipende dai gusti. Continuare a far bollire finche' il caramello non torna ad addensarsi. Diciamo che dev'essere denso ma deve poter essere versato, altrimenti non servira' a niente. A quel punto togliere dal fuoco, fare un po' raffreddare e travasare in un barattolo di vetro. Si conserva bene per alcuni giorni (se non lo finite prima...). Se lo si mette in frigo diventera' solido e lo si dovra' tenere un'ora a temperatura ambiente, per poterlo poi versare dove serve.





Mandorle caramellate




















Ingredienti, per 2 parfait monoporzione
200 gr di zucchero
250 gr di mandorle senza pelle
1 cucchiaio di acqua
2 fogli di carta forno lunghi una cinquantina di cm

Preparazione
Tritare le mandorle a coltello, facendo dei pezzi di max mezzo cm. Si possono anche frullare nel mixer, ma non troppo, altrimenti si formera' della farina di mandorle, che non va bene per questa preparazione. In una casseruola antiaderente mettere lo zucchero e farci gocciolare sopra l'acqua. Lo zucchero non si sciogliera', formera' una crema bianca. Mescolare per fare una crema di consistenza uniforme.
Scaldare a fuoco basso finche' non comincia a sciogliersi, poi alzare un poco il fuoco e lasciar bollire, senza mescolare. Questo e' importante: se mettete nella pasta che si sta caramellando un qualsiasi utensile lo zucchero si cristallizzera' e formera' dei grumi. Se vi succede, e a me la prima volta e' successo, il cucchiaio dovra' poi essere messo in frigo, altrimenti lo zucchero cristallizzato non verra' piu' via (panico..).
Quindi, da quando lo zucchero comincia a sciogliersi, si dovra' muovere la casseruola in modo da far spandere dappertutto la parte gia' liquida. Far bollire lo zucchero, muovendo spesso la casseruola, finche' il colore non e' diventato color tortora (non so come altrimenti descrivere questo colore). A quel punto versare le mandorle spezzettate e continuare a girare la casseruola per mescolare uniformemente mandorle e caramello. Non usare cucchiai perche' altrimenti.... etc. etc.
Stendere un foglio di carta forno e versarci sopra il caramello, spandendolo bene. Mettere sopra un altro foglio di carta forno e col mattarello spianare sino a uno spessore di mezzo cm circa. Lasciar raffreddare. Non cominciare a sgranocchiarselo, deve servire per il parfait.



Parfait, finalmente

Ingredienti per 2 parfait monoporzione
500 cl di panna fresca
250 gr di zucchero
2 coppette di 9-10 cm

Preparazione
Montare la panna, avendo l'accortezza di aggiungere lo zucchero verso la fine della montatura. Questo perche' quando si aggiunge lo zucchero la panna smette di montare (grazie del suggerimento, Emanuela).
Mentre la panna sta montando spezzettare il croccante di mandorle in pezzi di max 1 cm, mangiandone il meno possibile. Quando la panna e' montata aggiungere i pezzetti di croccante. Riempire con la panna le coppette, premendo bene con la spatola, coprire con pellicola di plastica e mettere nel freezer un paio d'ore almeno. Se ci fossero state le uova sarebbe bastato meno tempo, ma noi le uova non le abbiamo messe per scelta.
All'uscita dal freezer verificare che non sia proprio congelato (non dovrebbe), semmai aspettare una ventina di minuti. Poi sformare i parfait in piattini individuali. Se non si sforma mettere 30 secondi in acqua calda, ma non bollente.
Far colare sopra al parfait il caramello agli agrumi, e guarnire con qualche mandorla intera. Piu', se piace, delle scorzette (zeste) di arancia.






















Cosi' e' davvero parfait (perfetto). Al gusto di panna si somma quello del caramellato di mandorle, da far sciogliere dolcemente in bocca, tutto arricchito dal colante e goloso caramello profumato di agrumi.
Una delizia, provatelo.

A presto :-)




Ringraziamenti - Per le ispirazioni e i cortesi suggerimenti ringrazio: Manuela del blog laviadellespezie.blogspot.com e Silvia del blog kitchenqb.blogspot.com
E naturalmente la dolce Emanuela, pasticcera di valore

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03/05/10

Tre di tre - Compressione di desserts


























Ed ecco la terza di tre ricette per una cena per due, con una spesa complessiva non superiore a 15 Euro.







La divertente sfida ' di Giulia del blog Rossa di Sera















E' un dessert, che mi ha fatto penare non poco. Come alcuni sapranno io sono completamente negato per la pasticceria, comunque intesa.
Tutte le volte che mi convinco a preparare qualcosa di dolce i risultati lasciano sempre a desiderare, perche' non azzecco il giusto grado di dolcificazione, ne' la temperatura del forno, ne' il minutaggio, ne' le proporzioni degli ingredienti, e cosi' via. Certo, a eseguire una ricetta di altri, seguendo dosi e istruzioni, son buoni tutti. Io no, io ho la fissa di fare ogni volta qualcosa di nuovo e ogni volta e' una delusione in piu'.
Tutto questo per dire che partorire un dessert innovativo e poco costoso e' stata una vera fatica. Il risultato lo avete visto nella foto iniziale. A vederlo non sembra un granche', ma vi assicuro che i sapori sono una vera sinfonia, ho composto una scala di sapori che per motivi di costi ho limitato a tre livelli, ma che senza questi limiti, puo' estendersi molto.
Immodestamente l'ho chiamato "Compressione di desserts, dall'asprigno al dolce".
La pensata e' stata: a fine pasto serve un dessert fresco e semifreddo, che risvegli le papille dal torpore lasciato dai secondi. In piu' l'inizio non deve essere tanto dolce da stuccare, semmai deve essere asprigno, cosi' che le successive cucchiaiate, scendendo sempre piu' verso il dolce, aumentino il grado di soddisfazione e lascino il commensale sorridente e beato. Ecco perche' ho pensato di fare un dessert su piu' livelli, dal meno dolce al dolcissimo. L'idea iniziale era di presentare una torretta di gelatine costruita secondo questi concetti, ma tenere stabili delle torrette formate da strati di gelatine di diversa consistenza si e' rivelato un fallimento: mi scivolavano da tutte le parti e nel migliore dei casi se ne stavano li' tutte pencolanti e stortignaccole.
Allora ho cambiato impostazione e ho usato come contenitore un bicchiere che permettesse di vedere in trasparenza i vari strati. Attenzione: questo non e' il solito bicchierino, un po' snob. No, questo e' un bicchierone di dolcezze, una dose che deve sopraffare il commensale. Ho usato un whisky tumbler, il classico bicchiere basso e largo.
A tutti quelli che l'hanno assaggiata questa compressione e' piaciuta moltissimo, percio' penso proprio di aver creato qualcosa di goloso. Certo, con le mie manacce non sono riuscito a fare degli strati ben livellati e nettamente separati, magari qualcun altro con piu' talento di me nella presentazione (non ci vuole molto) otterra' ancora piu' successo.


Ingredienti
Per il pan di spagna: 2 uova, 50 gr zucchero, 50 gr farina
1 dl panna fresca
50 ml di latte
3 nespole
6 dl Vermouth bianco dolce (no quello, no party...)
3 cucchiai di zucchero
Qualche goccia di limone
5 cucchiani di Agar-agar (10 gr)


Dettaglio costi
2 uova = 0,50 Euro
70 gr zucchero = 0,05 Euro (1 Kg = 0,62 Euro)
1 dl panna = 1,07 Euro
50 ml latte = 0,08 Euro
3 nespole = 1,66 Euro (1 Kg = 5,25 Euro)
6 dl vermouth = 0,85 Euro (4 minibottiglie da 6 dl = 3,38 Euro)
5 cucchiaini di agar-agar = 2,3 Euro (25 gr = 6 Euro)
Totale 6,51 Euro

E se non ho sbagliato i conti questa cenetta di tre portate per due persone e' costata un totale di 14,16 Euro!!


Preparazione
Preparare il pan di spagna: se lo aveta gia' disponibile bene, altrimenti lo si prepara nel modo solito, con uova, zucchero, farina e forno. Lo spessore dovra' essere di almeno un cm, meglio se due. Per tagliare due dischi usare un bicchiere, possibilmente di dimensioni inferiori a quelle del bicchiere di servizio, perche' poi la bagna lo fara' gonfiare e aderire bene ad esso. Spingere i dischi di pan di spagna fino il fondo ai due bicchieri, quindi versarci il vermouth in cui si saranno prima fatti sciogliere 2 cucchiai di zucchero. Lasciar assorbire e passare alla preparazione dello strato successivo.
In un pentolino versare la panna e il latte e portare quasi a bollore. Un attimo prima del bollore versare 3 cucchiaini di agar-agar e 1 cucchiaio di zucchero. Togliere dal fuoco e mescolare continuamente, per far sciogliere bene l'agar-agar. Io avevo solo agar-agar in fiocchi, quindi ho dovuto mescolare molto, se voi vi trovate meglio con la colla di pesce, usate quella. Lasciar raffreddare, l'agar-agar comincia a solidificare sui 30 gradi. La cosa simpatica dell'agar-agar e' che se vi distraete e la vostra preparazione diventa solida, e non la potete piu' versare, la soluzione e' semplice: basta riscaldare e il tutto ritorna liquido, cosa che non si puo' fare con la colla di pesce. Comunque sia, quando la panna dolcificata e' bella densa versarla con cura sopra al pan di spagna imbevuto e lasciar freddare e gelatinizzare.
Adesso preparare lo strato superiore, quello asprigno: sbucciare le nespole, farle a piccoli pezzi e metterle nel minipimer o in un frullatore. A parte far sciogliere in due-tre cucchiai di latte i 2 cucchiaini di agar-agar, aggiungerci qualche goccia di limone e scaldare il tutto mescolando, in modo da far sciogliere l'agar-agar. Non far bollire, il calore deve pero' superare i famosi 30 gradi, in modo da aiutare a far sciogliere l'agar-agar. Aggiungere alle nespole e frullare il tutto finche' non si ottenga una crema bella fluida. Se del caso aggiungere un cucchiaio di latte o due.
Versare la crema di nespole nel bicchiere a formare lo strato superiore e mettere tutto in frigo fino a poco prima di servire. Come si vede dalla foto io ho guarnito con dei fiori di timo, ma solo a scopi estetici.

























All'assaggio si passa dal fresco asprigno della crema di nespole al semidolce della gelatina di panna, al pan di spagna dolce e aromatico, in un crescendo di dolcitudini (si puo' dire dolcitudini?). Un percorso di crescente dolcezza che deliziera' i commensali: un successo.

Dopo la realizzazione, dato che in quel momento non c'era in visita la nostra amica che di solito mi fa da assaggiatrice neutrale ho provveduto a farle recapitare un bicchiere per avere la sua opinione. Dopo un po' ci ha telefonato (!) per dire che lei e la figlia l'avevano spazzolato in 30-secondi-30, senza nemmeno farlo annusare al capofamiglia, e che l'hanno apprezzato moltissimo. Mi sono sentito rassicurato e rafforzato nella convinzione di aver creato un goloso dessert: un crescendo di dolcitudini.

Vi consiglio di provarlo, magari aumentando gli strati secondo la vostra fantasia. E, se vi riesce, senza usare il bicchiere e presentando invece una torretta di sapori.
Fatemi sapere :-)

A presto

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30/04/10

Fettunta Party -- Lo rifacciamo !!!






RIPORTO PARI PARI L'ANNUNCIO DI JULS








E’ passato quasi un anno dall’ultima volta, ma la voglia di incontrarsi di nuovo è tanta, soprattutto adesso che le giornate si sono allungate, che l’aria è mite e profuma di fiori e soprattutto che possiamo finalmente tirare un sospiro di sollievo perché l’inverno è finito! E allora è arrivato il momento di annunciare la data del Fettunta Party, edizione 2010:

domenica 9 maggio 2010, ore 17,00, a casa mia, nella campagna tra Siena e Firenze

Siete invitati, voi e i vostri familiari, che siate foodblogger, foodies o semplici appassionati. Non si deve pagare niente, vi chiediamo solo di contribuire alle cibarie, portando con voi mezzo chilo di pane e un po’ di olio buono. Se credete portate anche altro, per esempio pomodoro e basilico. O vino, o qualsiasi delizia e stuzzichino vi passi per la mente! Conoscendo la razza, so che vorrete portate anche altro: meglio! Possiamo organizzarci e rendere questa serata indimenticabile, come già lo sono state le altre!

Sarà un’occasione per conoscersi, o ritrovarsi, ma soprattutto per passare del tempo insieme, tra amici, chiacchiere e buon cibo.

Il prato è accogliente, ma non è grande all’infinito, limiteremo a 30 il numero dei partecipanti, per cui se siete interessati registratevi spedendomi una e-mail a juls1981[at]gmail[dot]com

Ma fate in fretta a decidere, per non restare esclusi!

Chi si registra riceverà una e-mail con le indicazioni per raggiungere il fettunta party, e altri dettagli.


P.S. ho un cane, ormai lo sapete! uomo avvisato, mezzo salvato! Chi è venuto a luglio e settembre sa quanto sia coccolona e buona Kira, ma ritenevo opportuno avvertirvi!

















NOI ANDIAMO, FATECI UN PENSIERINO ANCHE VOI ! ! !

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22/04/10

Due di tre - Cena 15 Euro





















Solito titolo criptico, come e' di moda tra molti foodbloggers?
Ma no, e' solo la seconda di tre ricette che partecipano alla simpaticissima raccolta/contest di Rossa di Sera.




























Ieri l'antipasto, oggi il secondo: "Ossobuco in crema di patate, con profumi di zenzero e pepe rosa".

Dalla foto magari non si capisce che e' un ossobuco, coperto com'e' da quella setosa cremina, comunque fidatevi, lo e'.
E dato che siete a fidarvi credetemi se vi dico che la cremina e' leggerissima e delicata.
Ho scelto l'ossobuco di vitellone, perche' volevo un secondo di sostanza a un costo ragionevole, ma anche perche' il povero ossobuco non e' considerato abbastanza chic. Eccheccavolo, ho pensato, diamogli una possibilita' :-)
Ho scelto ossobuco di vitellone per esclusione, dato che quello di manzo e' molto duro, quello di vitello di latte e' tenero, ma non sa di niente, e infine perche' il passapeso non si trova da nessuna parte.
Per chi non lo sapesse il passapeso e' il vitello che ha smesso di essere allattato, ma che non e' ancora cresciuto tanto da essere considerato vitellone. Il passapeso sarebbe l'ideale, perche' ha ancora la tenerezza del vitello di latte e ha gia' il sapore del vitellone.
Scommetto che molti macellai di quartiere fanno fatica a ricordarsi cos'e' il passapeso. Pazienza.
Per mancanza di tempo noi facciamo una grossa spesa di Sabato, al Supermercato, quindi anche la carne la compriamo li', cercando di scegliere al meglio su cio' che troviamo gia' confezionato. Dal macellaio almeno c'e' un po' di rapporto umano, non tantissimo, ma c'e'. Il massimo e' pero' in Francia, dove prima bisogna contrattare sul tipo di carne e sul suo taglio. La prima cosa che vi chiedono e' "Cosa vuol cucinare?" e la seconda: "E come lo vorrebbe cucinare?" e comincia la fase di consigli e contrattazione. Dopo che si e' trovato un accordo finalmente si puo' uscire col nostro cartoccio.
Da noi ci si limita a "me lo tagli da li', no da là'', cosa c'e' di buono oggi?" e non molto di piu'. Quale che sia il tipo di macellaio che avete davanti, e che vi guarda dall'alto della sua pedana, il conto finale e' sempre considerevole. A proposito del conto mi torna in mente quando ero piccolo e a volte il nonno, che andava a fare la spesa al mercato centrale, mi diceva "Vo' veni' con me, si va 'n San Lorenzo?". Andavamo dal suo macellaio abituale, tale Piero, e mio nonno, da dietro le persone che erano in coda, lo salutava con voce stentorea "Bongiorno macelladro!". Tutti si voltavano. A Piero non piaceva.
Non ho mai capito se la carne che portavamo a casa fosse migliore o peggiore di quella che portavano a casa gli altri :-)


Basta divagare, veniamo alla cucina. Penso di aver inventato una ricettina gustosa, con una leggera e nivea cremina che accarezza delicatamente il palato.


Ingredienti
2 ossobuchi di vitellone, circa 350 gr ognuno
400 gr patate
1 cipolla rossa
4 cucchiai olio evo
500 ml latte
Zenzero in polvere
1 cucchiaino di pepe rosa in grani


Costi
2 ossobuchi = 4,85 Euro
400 gr patate = 0,50 Euro
1 cipolla rossa = 0,25 Euro
500 ml latte = 0,80 Euro
TOTALE 6,40 Euro



























Ho perso lo scontrino di patate, cipolle e latte, ma i prezzi sono quelli, piu' o meno.


Procedimento
Sbucciare le patate e tagliarle a dadini di circa 1 cm. Lessare la dadolata di patate in acqua non salata. Schiacciare e tenere da parte i grani di pepe rosa.
Mentre le patate cuociono fare un battuto finissimo con la cipolla e lavare e asciugare bene gli ossobuchi. Tagliare via dal bordo degli ossibuchi tutte le cartilagini, poi incidere i bordi ogni 2 cm, per evitare l'arricciamento in cottura.
Spolverare gli ossobuchi con lo zenzero, senza esagerare, e massaggiare lievemente la carne, con lo scopo da far aderire bene lo zenzero in polvere.
Scolare le patate al dente, non devono sfaldarsi. In una padella dai bordi molto alti, o in una larga casseruola, mettere l'olio, accendere un fuoco medio o medio-basso e metterci gli ossobuchi. Cuocere 5 minuti per lato. (Occhio agli schizzi. Io temendo il ritorno di Anna Maria ho speso piu' tempo a pulire gli schizzi che a cucinare. E ancora non le andava bene... "Io non so come fai a fare tutto questo sporco").
Togliere gli ossobuchi e conservarli. Nella casseruola mettere il trito di cipolla e fare imbiondire. Aggiungere mezzo bicchier d'acqua e fare ritirare. Aggiungere la dadolata di patate, tutto il latte e un bicchiere di acqua. Aggiungere una presa di sale. A fuoco medio far cuocere 10 minuti, mescolando ogni tanto per non far attaccare.
Travasare tutto l'insieme in un buon frullatore o nel bicchiere del minipimer. Frullare a oltranza. Il risultato deve essere piuttosto liquido. Assaggiare e regolare di sale, tenendo presente che la carne non e' stata salata. Rimettere il frullato nella casseruola, sgocciolare gli ossobuchi e aggiungerli. Far ritirare a fuoco medio e mescolando spesso, finche' la crema non sara' addensata a sufficienza. All'addensamento pensa l'amido contenuto nelle patate.
Servire subito, spolverando col pepe rosa schiacciato. Se non piace il pepe rosa lo si puo' sostituire con altro tipo di pepe, tenendo presente che la cremina e' delicatissima e non bisogna sopraffarne il sapore. Abbiamo provato con la menta fresca, ma era un po' forte. Ad Anna Maria piace con un po' di scorza di limone grattugiata. Fate voi.























All'assaggio il sapore della carne viene avvolto dalla delicatezza della cremina, si sentono in sottofondo il dolce della cipolla e il profumo dello zenzero.
Molto goloso. La cremina e' buonissima e leggera. L'unica fregatura e' che vi troverete a ripulire la bianca cremina col pane. Occhio....

A presto :-)

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20/04/10

Uno di tre - Cena 15 Euro






















Titolo criptico? Ma no, e' solo la prima di tre ricette che partecipano alla simpaticissima raccolta/contest di Rossa di Sera.
















Si tratta di preparare una cenetta per due persone, composta da antipasto, secondo e dessert, senza spendere piu' di 15 Euro. Ai giorni d'oggi una vera sfida !!!!
E nel regolamento e' specificato che bisogna giustificare la spesa di ogni singolo ingrediente!!!
Chi mi conosce ha subito capito che in una sfida cosi' mi ci sarei tuffato a capofitto.
Pero' chi mi conosce sa anche che io ho la fissa di inventare cose nuove, o almeno di provarci. Ecco quindi che le mie rotelline stanno girando vorticosamente, in cerca di qualcosa di mai visto prima, che costi poco e sia buono.
Intanto ho prodotto l'antipasto, il secondo l'ho gia' individuato, per il dessert le rotelline ancora girano...
Ecco a voi "Crostone di Robiola meringato allo zafferano, con profumo di coriandolo e menta".

Altisonante vero? Ma semplice e veloce da preparare. E anche buono: un antipasto deve solleticare le papille e mettere appetito, senza pero' esagerare coi sapori. Se fosse musica: un preludio, in attesa di un corposo tema centrale...

Ingredienti per 2 persone
2 fette di pane, altezza 1 cm, circa 30 gr
80 gr di Robiola, o altro formaggio fresco e un po' acidino
1 albume
1 punta di cucchiaino di zafferano in polvere
Semi di coriandolo da macinare
Foglie di menta


Conteggio costi, vedi sotto lo scontrino






















1 uovo = 0,99 / 4 = 0,25 Euro
1 confez. Robiola da 100 gr = 0,95 Euro
30 gr pane = 0,05 Euro
TOTALE 1,25 Euro


Procedimento
Accendere il forno e portarlo a circa 150 gradi. Sbattere a neve ferma un albume, aggiungendo lo zafferano poco prima della fine. Mettere le fette di pane in forno e ritirarle quando cominciano a prendere colore. Attenzione, devono essere ancora un po' morbide e non completamente croccanti, perche' dovranno tornare in forno, anche se brevemente.
Sulle fette ancora calde spalmare la robiola e spolverare di sale. Con due cucchiaini formare una quenelle con l'albume montato e appoggiarlo nel centro delle fette. Magari, per migliorare l'estetica, fare delle rigature sulla quenelle. O, se proprio volete fare una cosa chic, anziche' i due cucchiaini usate una sac à poche e fate un bel ghirigoro. Insomma vedete un po' voi.
Spolverare con coriandolo macinato al momento e rimettere in forno per 2-3 minuti. Il formaggio si fondera' e l'albume iniziera' a meringarsi. Aggiungere delle foglie di menta. Attenzione: la menta non e' solo una guarnizione, va mangiata insieme al resto!!
Servire caldo.






















Dal nome sembra una preparazione di alta cucina, ma e' semplice: il tempo maggiore se ne va nel montare l'albume!!
Da consumare rigorosamente con le mani!!
Come antipasto noi l'abbiamo trovato carico di sapori e profumi (il pane caldo, il formaggio fuso, lo zafferano, il coriandolo, la menta fresca) e insieme delicato. E anche un po' chic...

A presto :-)

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19/04/10

Cena russa....


















Sabato sera abbiamo partecipato a una cena "russa", cioe' a una cena con piatti di cucina russa. Una cena di beneficenza.
La cena era organizzata dalle iscritte alla "Banca del Tempo" http://www.coopfirenze.it/informazioni/informatori/articoli/3009 di Firenze, sezione Soci Coop, con lo scopo di raccogliere denaro per costruire una piccola diga nel Corno d'Africa ed aiutare a coltivare campi senza dover piu' dipendere dai capricci del tempo. In quelle regioni piove pochissimo e irregolarmente: se le piogge sono poche, oppure ritardano, un raccolto puo' andare in malora e mettere alla fame interi villaggi. Da quelle parti carestia non e' un concetto astratto, vuol dire morte per i piu' deboli.
Si puo' fare beneficenza in tanti modi: battendo la grancassa mediatica (e ottenere un gran ritorno d'immagine), o affidando denaro a organizzazioni piu' o meno sconosciute che nel caso migliore fanno arrivare a chi ha bisogno solo una piccolissima parte (se arriva), o anche a chi nel Corno d'Africa ci va davvero e realizza cose. Nel nostro caso una piccola diga (soli 12 metri di lunghezza, pensate quanto poco basta). Abbiamo visto un insieme di foto che dipingevano una realta' che ci e' sconosciuta: poca terra coltivabile e molte rocce, acqua a due ore di cammino, niente energia elettrica, l'inizio dei lavori della diga, la gioia degli abitanti di guadagnare 1 euro al giorno lavorando alla diga, le difficolta' di far arrivare il cemento da 200 km di distanza su mezzi a 4 ruote motrici che devono viaggiare su piste che ci sono e non ci sono.
Per farla breve, dopo aver ringraziato Dio di essere nati qui e non la', abbiamo partecipato volentieri.

Le signore della Banca del Tempo si sono documentate da conoscenti russe su ricette, usi e costumi della Russia di qualche anno fa, quando le matrioske erano comuni. Si sono poi cucite i costumi, hanno cucinato e servito in tavola. Oltre a fornire un po' di intrattenimento tra una portata e l'altra. Tutto volontariamente. Gente cosi' e' solo da ammirare. La Coop ha fornito le cibarie e le strutture di cucina.
La cena era a numero chiuso e come era immaginabile i posti sono andati a ruba.

Siamo stati accolti da due gentili matrioske che ci hanno indirizzato alla sala della cena....




















Abbiamo trovato lunghe tavolate, con il nostro segnaposto....




















E il menu....



























Per quel poco che mi intendo di cucina russa vedo che i piatti non sono tipici di una regione, ma spaziano dal Nord al Sud. Giulia di Rossa di Sera potra' darci il suo parere al riguardo.
E' un po' come la cucina italiana all'estero, dove vi mettono davanti contemporaneamente piatti di tutte le regioni italiane, che so, Speck, Spaghetti cacio e pepe, Coniglio all'ischitana, Pandoro.

Intanto ci portano il pane di benvenuto, una fetta da inzuppare nel sale e mangiare a morsi.







































Subito dopo le volontarie (pardon: le matrioske) che avrebbero eseguito il servizio ai tavoli si sono presentate sfilando a piccoli passettini veloci, tutte in fila. Eccole, all'andata e al ritorno.
Sembravano volare...









































La supervisione del servizio era della signora che vedete sotto, con costume secondo me del profondo Sud russo. Ma forse mi sbaglio.....
























Si comincia: le volontarie servono l'antipasto.
Da sinistra a destra in senso orario: Piroshki ripieni di ricotta e verdura, Bicchierino di Vodka, Cetriolo in salamoia, Blinis con caviale rosso.




















Dopo questo energico antipasto, in attesa del primo e per far passare un po' di tempo per far sparire il rossore alle guance provocato dalla vodka, abbiamo assistito a un saggio di danza classica, ecco il "corpo di ballo".























Le danzatrici sono "volontarie", nel senso che sono figlie o parenti di soci della Banca del Tempo. Probabilmente le organizzatrici avevano provato a cercare delle ballerine classiche professioniste, ma la beneficenza e il professionismo evidentemente non vanno d'accordo. Allora, con l'avvertenza che avrebbero fatto del loro meglio, queste assolute dilettanti hanno ballato "La morte del cigno" per la prima volta nella loro vita.
Ci hanno messo un incredibile impegno, ma le resa e' stata involontariamente comica.
L'étoile che impersonava il cigno era la ragazza di destra nella foto sotto, come vedete piuttosto formosetta e non proprio sincronizzata con le altre...
























E' stata assolutamente coraggiosa e incurante delle conseguenze.
Nella foto sotto la vedete che viene colta dalla ridarella ed e' del tutto incapace di continuare, mentre la collega di sinistra la rimprovera e la incita.




















La scena finale, nella quale il cigno (grassottello) si dibatteva a terra nell'agonia non ho potuto fotografarla perche' mi mancava il fiato dal ridere e avevo le lacrime agli occhi.
Il pubblico ha capito che non faceva finta, ma che ci metteva tutto l'impegno possibile e alla fine l'ha sommersa di applausi. Eccola mentre ringrazia.
A lei dedico questo primo piano, scusandomi di aver riso del suo impaccio.































E' arrivato il primo: una zuppa, il famoso Bortsch. Come ogni piatto classico immagino che anche il Bortsch avra' infinite varianti locali, io non so giudicare, perche' era la prima volta che lo assaggiavo. Posso solo dire che, nonostante fosse pallidissimo (ma non doveva essere a base di rape rosse?) e' piaciuto moltissimo e non solo a me. La salsa smetana era poco acida (siamo in Italia), ma -ripeto- l'insieme era veramente buono.






















Tra il primo e il secondo abbiamo assistito all'irruzione di un cosacco (che poi era una cosacca) che ha coinvolto nella danza due stupite matrioske-cameriere che stavano portando via i piatti.
























































A quel punto mi aspettavo come minimo una "Danza delle Spade", ma hanno invece portato il secondo. E che secondo: praticamente un giro turistico della vecchia Russia. Da sinistra in senso orario: Melanzane in salsa di noci, limone e spezie varie, Pollo Satsivi alle noci, Manzo Stroganoff (questo l'avevo gia' mangiato altrove, e nonostante l'aspetto non era male) e infine Insalata georgiana di spinaci, con uvetta e altro.



















Questi sapori, cosi' diversi l'uno dall'altro, hanno lasciato perplessi i commensali, ma i piatti sono stati finiti quasi tutti. Io ho lasciato meta' dell'insalata di spinaci, perche' il suo sapore non legava affato con gli altri cibi del piatto, ma forse il mio gusto deve ancora essere abituato a questi contrasti.

Prima del dessert le matrioske hanno eseguito un coro, ma alcune si divertivano troppo e cacciavano delle urla fuori tempo. Nella foto sotto la maestra del coro sta redarguendo una corista...



















Il dessert era formato da Syrniki con marmellata di mirtilli, Miele, Panna liquida




















Alla fine, ci aspettavamo ancora qualcosa, eravamo stati cosi' bene che non ce ne volevamo andare....

Abbiamo salutato tutte le volontarie con un lunghissimo applauso, sia per l'impegno in cucina che per quello nel cucirsi gli abiti, che, infine, per il coraggio dimostrato nell'intrattenerci tra una portata e l'altra.

Se tutta la beneficenza fosse cosi'.....

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