30/04/10

Fettunta Party -- Lo rifacciamo !!!






RIPORTO PARI PARI L'ANNUNCIO DI JULS








E’ passato quasi un anno dall’ultima volta, ma la voglia di incontrarsi di nuovo è tanta, soprattutto adesso che le giornate si sono allungate, che l’aria è mite e profuma di fiori e soprattutto che possiamo finalmente tirare un sospiro di sollievo perché l’inverno è finito! E allora è arrivato il momento di annunciare la data del Fettunta Party, edizione 2010:

domenica 9 maggio 2010, ore 17,00, a casa mia, nella campagna tra Siena e Firenze

Siete invitati, voi e i vostri familiari, che siate foodblogger, foodies o semplici appassionati. Non si deve pagare niente, vi chiediamo solo di contribuire alle cibarie, portando con voi mezzo chilo di pane e un po’ di olio buono. Se credete portate anche altro, per esempio pomodoro e basilico. O vino, o qualsiasi delizia e stuzzichino vi passi per la mente! Conoscendo la razza, so che vorrete portate anche altro: meglio! Possiamo organizzarci e rendere questa serata indimenticabile, come già lo sono state le altre!

Sarà un’occasione per conoscersi, o ritrovarsi, ma soprattutto per passare del tempo insieme, tra amici, chiacchiere e buon cibo.

Il prato è accogliente, ma non è grande all’infinito, limiteremo a 30 il numero dei partecipanti, per cui se siete interessati registratevi spedendomi una e-mail a juls1981[at]gmail[dot]com

Ma fate in fretta a decidere, per non restare esclusi!

Chi si registra riceverà una e-mail con le indicazioni per raggiungere il fettunta party, e altri dettagli.


P.S. ho un cane, ormai lo sapete! uomo avvisato, mezzo salvato! Chi è venuto a luglio e settembre sa quanto sia coccolona e buona Kira, ma ritenevo opportuno avvertirvi!

















NOI ANDIAMO, FATECI UN PENSIERINO ANCHE VOI ! ! !

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22/04/10

Due di tre - Cena 15 Euro





















Solito titolo criptico, come e' di moda tra molti foodbloggers?
Ma no, e' solo la seconda di tre ricette che partecipano alla simpaticissima raccolta/contest di Rossa di Sera.




























Ieri l'antipasto, oggi il secondo: "Ossobuco in crema di patate, con profumi di zenzero e pepe rosa".

Dalla foto magari non si capisce che e' un ossobuco, coperto com'e' da quella setosa cremina, comunque fidatevi, lo e'.
E dato che siete a fidarvi credetemi se vi dico che la cremina e' leggerissima e delicata.
Ho scelto l'ossobuco di vitellone, perche' volevo un secondo di sostanza a un costo ragionevole, ma anche perche' il povero ossobuco non e' considerato abbastanza chic. Eccheccavolo, ho pensato, diamogli una possibilita' :-)
Ho scelto ossobuco di vitellone per esclusione, dato che quello di manzo e' molto duro, quello di vitello di latte e' tenero, ma non sa di niente, e infine perche' il passapeso non si trova da nessuna parte.
Per chi non lo sapesse il passapeso e' il vitello che ha smesso di essere allattato, ma che non e' ancora cresciuto tanto da essere considerato vitellone. Il passapeso sarebbe l'ideale, perche' ha ancora la tenerezza del vitello di latte e ha gia' il sapore del vitellone.
Scommetto che molti macellai di quartiere fanno fatica a ricordarsi cos'e' il passapeso. Pazienza.
Per mancanza di tempo noi facciamo una grossa spesa di Sabato, al Supermercato, quindi anche la carne la compriamo li', cercando di scegliere al meglio su cio' che troviamo gia' confezionato. Dal macellaio almeno c'e' un po' di rapporto umano, non tantissimo, ma c'e'. Il massimo e' pero' in Francia, dove prima bisogna contrattare sul tipo di carne e sul suo taglio. La prima cosa che vi chiedono e' "Cosa vuol cucinare?" e la seconda: "E come lo vorrebbe cucinare?" e comincia la fase di consigli e contrattazione. Dopo che si e' trovato un accordo finalmente si puo' uscire col nostro cartoccio.
Da noi ci si limita a "me lo tagli da li', no da là'', cosa c'e' di buono oggi?" e non molto di piu'. Quale che sia il tipo di macellaio che avete davanti, e che vi guarda dall'alto della sua pedana, il conto finale e' sempre considerevole. A proposito del conto mi torna in mente quando ero piccolo e a volte il nonno, che andava a fare la spesa al mercato centrale, mi diceva "Vo' veni' con me, si va 'n San Lorenzo?". Andavamo dal suo macellaio abituale, tale Piero, e mio nonno, da dietro le persone che erano in coda, lo salutava con voce stentorea "Bongiorno macelladro!". Tutti si voltavano. A Piero non piaceva.
Non ho mai capito se la carne che portavamo a casa fosse migliore o peggiore di quella che portavano a casa gli altri :-)


Basta divagare, veniamo alla cucina. Penso di aver inventato una ricettina gustosa, con una leggera e nivea cremina che accarezza delicatamente il palato.


Ingredienti
2 ossobuchi di vitellone, circa 350 gr ognuno
400 gr patate
1 cipolla rossa
4 cucchiai olio evo
500 ml latte
Zenzero in polvere
1 cucchiaino di pepe rosa in grani


Costi
2 ossobuchi = 4,85 Euro
400 gr patate = 0,50 Euro
1 cipolla rossa = 0,25 Euro
500 ml latte = 0,80 Euro
TOTALE 6,40 Euro



























Ho perso lo scontrino di patate, cipolle e latte, ma i prezzi sono quelli, piu' o meno.


Procedimento
Sbucciare le patate e tagliarle a dadini di circa 1 cm. Lessare la dadolata di patate in acqua non salata. Schiacciare e tenere da parte i grani di pepe rosa.
Mentre le patate cuociono fare un battuto finissimo con la cipolla e lavare e asciugare bene gli ossobuchi. Tagliare via dal bordo degli ossibuchi tutte le cartilagini, poi incidere i bordi ogni 2 cm, per evitare l'arricciamento in cottura.
Spolverare gli ossobuchi con lo zenzero, senza esagerare, e massaggiare lievemente la carne, con lo scopo da far aderire bene lo zenzero in polvere.
Scolare le patate al dente, non devono sfaldarsi. In una padella dai bordi molto alti, o in una larga casseruola, mettere l'olio, accendere un fuoco medio o medio-basso e metterci gli ossobuchi. Cuocere 5 minuti per lato. (Occhio agli schizzi. Io temendo il ritorno di Anna Maria ho speso piu' tempo a pulire gli schizzi che a cucinare. E ancora non le andava bene... "Io non so come fai a fare tutto questo sporco").
Togliere gli ossobuchi e conservarli. Nella casseruola mettere il trito di cipolla e fare imbiondire. Aggiungere mezzo bicchier d'acqua e fare ritirare. Aggiungere la dadolata di patate, tutto il latte e un bicchiere di acqua. Aggiungere una presa di sale. A fuoco medio far cuocere 10 minuti, mescolando ogni tanto per non far attaccare.
Travasare tutto l'insieme in un buon frullatore o nel bicchiere del minipimer. Frullare a oltranza. Il risultato deve essere piuttosto liquido. Assaggiare e regolare di sale, tenendo presente che la carne non e' stata salata. Rimettere il frullato nella casseruola, sgocciolare gli ossobuchi e aggiungerli. Far ritirare a fuoco medio e mescolando spesso, finche' la crema non sara' addensata a sufficienza. All'addensamento pensa l'amido contenuto nelle patate.
Servire subito, spolverando col pepe rosa schiacciato. Se non piace il pepe rosa lo si puo' sostituire con altro tipo di pepe, tenendo presente che la cremina e' delicatissima e non bisogna sopraffarne il sapore. Abbiamo provato con la menta fresca, ma era un po' forte. Ad Anna Maria piace con un po' di scorza di limone grattugiata. Fate voi.























All'assaggio il sapore della carne viene avvolto dalla delicatezza della cremina, si sentono in sottofondo il dolce della cipolla e il profumo dello zenzero.
Molto goloso. La cremina e' buonissima e leggera. L'unica fregatura e' che vi troverete a ripulire la bianca cremina col pane. Occhio....

A presto :-)

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20/04/10

Uno di tre - Cena 15 Euro






















Titolo criptico? Ma no, e' solo la prima di tre ricette che partecipano alla simpaticissima raccolta/contest di Rossa di Sera.
















Si tratta di preparare una cenetta per due persone, composta da antipasto, secondo e dessert, senza spendere piu' di 15 Euro. Ai giorni d'oggi una vera sfida !!!!
E nel regolamento e' specificato che bisogna giustificare la spesa di ogni singolo ingrediente!!!
Chi mi conosce ha subito capito che in una sfida cosi' mi ci sarei tuffato a capofitto.
Pero' chi mi conosce sa anche che io ho la fissa di inventare cose nuove, o almeno di provarci. Ecco quindi che le mie rotelline stanno girando vorticosamente, in cerca di qualcosa di mai visto prima, che costi poco e sia buono.
Intanto ho prodotto l'antipasto, il secondo l'ho gia' individuato, per il dessert le rotelline ancora girano...
Ecco a voi "Crostone di Robiola meringato allo zafferano, con profumo di coriandolo e menta".

Altisonante vero? Ma semplice e veloce da preparare. E anche buono: un antipasto deve solleticare le papille e mettere appetito, senza pero' esagerare coi sapori. Se fosse musica: un preludio, in attesa di un corposo tema centrale...

Ingredienti per 2 persone
2 fette di pane, altezza 1 cm, circa 30 gr
80 gr di Robiola, o altro formaggio fresco e un po' acidino
1 albume
1 punta di cucchiaino di zafferano in polvere
Semi di coriandolo da macinare
Foglie di menta


Conteggio costi, vedi sotto lo scontrino






















1 uovo = 0,99 / 4 = 0,25 Euro
1 confez. Robiola da 100 gr = 0,95 Euro
30 gr pane = 0,05 Euro
TOTALE 1,25 Euro


Procedimento
Accendere il forno e portarlo a circa 150 gradi. Sbattere a neve ferma un albume, aggiungendo lo zafferano poco prima della fine. Mettere le fette di pane in forno e ritirarle quando cominciano a prendere colore. Attenzione, devono essere ancora un po' morbide e non completamente croccanti, perche' dovranno tornare in forno, anche se brevemente.
Sulle fette ancora calde spalmare la robiola e spolverare di sale. Con due cucchiaini formare una quenelle con l'albume montato e appoggiarlo nel centro delle fette. Magari, per migliorare l'estetica, fare delle rigature sulla quenelle. O, se proprio volete fare una cosa chic, anziche' i due cucchiaini usate una sac à poche e fate un bel ghirigoro. Insomma vedete un po' voi.
Spolverare con coriandolo macinato al momento e rimettere in forno per 2-3 minuti. Il formaggio si fondera' e l'albume iniziera' a meringarsi. Aggiungere delle foglie di menta. Attenzione: la menta non e' solo una guarnizione, va mangiata insieme al resto!!
Servire caldo.






















Dal nome sembra una preparazione di alta cucina, ma e' semplice: il tempo maggiore se ne va nel montare l'albume!!
Da consumare rigorosamente con le mani!!
Come antipasto noi l'abbiamo trovato carico di sapori e profumi (il pane caldo, il formaggio fuso, lo zafferano, il coriandolo, la menta fresca) e insieme delicato. E anche un po' chic...

A presto :-)

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19/04/10

Cena russa....


















Sabato sera abbiamo partecipato a una cena "russa", cioe' a una cena con piatti di cucina russa. Una cena di beneficenza.
La cena era organizzata dalle iscritte alla "Banca del Tempo" http://www.coopfirenze.it/informazioni/informatori/articoli/3009 di Firenze, sezione Soci Coop, con lo scopo di raccogliere denaro per costruire una piccola diga nel Corno d'Africa ed aiutare a coltivare campi senza dover piu' dipendere dai capricci del tempo. In quelle regioni piove pochissimo e irregolarmente: se le piogge sono poche, oppure ritardano, un raccolto puo' andare in malora e mettere alla fame interi villaggi. Da quelle parti carestia non e' un concetto astratto, vuol dire morte per i piu' deboli.
Si puo' fare beneficenza in tanti modi: battendo la grancassa mediatica (e ottenere un gran ritorno d'immagine), o affidando denaro a organizzazioni piu' o meno sconosciute che nel caso migliore fanno arrivare a chi ha bisogno solo una piccolissima parte (se arriva), o anche a chi nel Corno d'Africa ci va davvero e realizza cose. Nel nostro caso una piccola diga (soli 12 metri di lunghezza, pensate quanto poco basta). Abbiamo visto un insieme di foto che dipingevano una realta' che ci e' sconosciuta: poca terra coltivabile e molte rocce, acqua a due ore di cammino, niente energia elettrica, l'inizio dei lavori della diga, la gioia degli abitanti di guadagnare 1 euro al giorno lavorando alla diga, le difficolta' di far arrivare il cemento da 200 km di distanza su mezzi a 4 ruote motrici che devono viaggiare su piste che ci sono e non ci sono.
Per farla breve, dopo aver ringraziato Dio di essere nati qui e non la', abbiamo partecipato volentieri.

Le signore della Banca del Tempo si sono documentate da conoscenti russe su ricette, usi e costumi della Russia di qualche anno fa, quando le matrioske erano comuni. Si sono poi cucite i costumi, hanno cucinato e servito in tavola. Oltre a fornire un po' di intrattenimento tra una portata e l'altra. Tutto volontariamente. Gente cosi' e' solo da ammirare. La Coop ha fornito le cibarie e le strutture di cucina.
La cena era a numero chiuso e come era immaginabile i posti sono andati a ruba.

Siamo stati accolti da due gentili matrioske che ci hanno indirizzato alla sala della cena....




















Abbiamo trovato lunghe tavolate, con il nostro segnaposto....




















E il menu....



























Per quel poco che mi intendo di cucina russa vedo che i piatti non sono tipici di una regione, ma spaziano dal Nord al Sud. Giulia di Rossa di Sera potra' darci il suo parere al riguardo.
E' un po' come la cucina italiana all'estero, dove vi mettono davanti contemporaneamente piatti di tutte le regioni italiane, che so, Speck, Spaghetti cacio e pepe, Coniglio all'ischitana, Pandoro.

Intanto ci portano il pane di benvenuto, una fetta da inzuppare nel sale e mangiare a morsi.







































Subito dopo le volontarie (pardon: le matrioske) che avrebbero eseguito il servizio ai tavoli si sono presentate sfilando a piccoli passettini veloci, tutte in fila. Eccole, all'andata e al ritorno.
Sembravano volare...









































La supervisione del servizio era della signora che vedete sotto, con costume secondo me del profondo Sud russo. Ma forse mi sbaglio.....
























Si comincia: le volontarie servono l'antipasto.
Da sinistra a destra in senso orario: Piroshki ripieni di ricotta e verdura, Bicchierino di Vodka, Cetriolo in salamoia, Blinis con caviale rosso.




















Dopo questo energico antipasto, in attesa del primo e per far passare un po' di tempo per far sparire il rossore alle guance provocato dalla vodka, abbiamo assistito a un saggio di danza classica, ecco il "corpo di ballo".























Le danzatrici sono "volontarie", nel senso che sono figlie o parenti di soci della Banca del Tempo. Probabilmente le organizzatrici avevano provato a cercare delle ballerine classiche professioniste, ma la beneficenza e il professionismo evidentemente non vanno d'accordo. Allora, con l'avvertenza che avrebbero fatto del loro meglio, queste assolute dilettanti hanno ballato "La morte del cigno" per la prima volta nella loro vita.
Ci hanno messo un incredibile impegno, ma le resa e' stata involontariamente comica.
L'étoile che impersonava il cigno era la ragazza di destra nella foto sotto, come vedete piuttosto formosetta e non proprio sincronizzata con le altre...
























E' stata assolutamente coraggiosa e incurante delle conseguenze.
Nella foto sotto la vedete che viene colta dalla ridarella ed e' del tutto incapace di continuare, mentre la collega di sinistra la rimprovera e la incita.




















La scena finale, nella quale il cigno (grassottello) si dibatteva a terra nell'agonia non ho potuto fotografarla perche' mi mancava il fiato dal ridere e avevo le lacrime agli occhi.
Il pubblico ha capito che non faceva finta, ma che ci metteva tutto l'impegno possibile e alla fine l'ha sommersa di applausi. Eccola mentre ringrazia.
A lei dedico questo primo piano, scusandomi di aver riso del suo impaccio.































E' arrivato il primo: una zuppa, il famoso Bortsch. Come ogni piatto classico immagino che anche il Bortsch avra' infinite varianti locali, io non so giudicare, perche' era la prima volta che lo assaggiavo. Posso solo dire che, nonostante fosse pallidissimo (ma non doveva essere a base di rape rosse?) e' piaciuto moltissimo e non solo a me. La salsa smetana era poco acida (siamo in Italia), ma -ripeto- l'insieme era veramente buono.






















Tra il primo e il secondo abbiamo assistito all'irruzione di un cosacco (che poi era una cosacca) che ha coinvolto nella danza due stupite matrioske-cameriere che stavano portando via i piatti.
























































A quel punto mi aspettavo come minimo una "Danza delle Spade", ma hanno invece portato il secondo. E che secondo: praticamente un giro turistico della vecchia Russia. Da sinistra in senso orario: Melanzane in salsa di noci, limone e spezie varie, Pollo Satsivi alle noci, Manzo Stroganoff (questo l'avevo gia' mangiato altrove, e nonostante l'aspetto non era male) e infine Insalata georgiana di spinaci, con uvetta e altro.



















Questi sapori, cosi' diversi l'uno dall'altro, hanno lasciato perplessi i commensali, ma i piatti sono stati finiti quasi tutti. Io ho lasciato meta' dell'insalata di spinaci, perche' il suo sapore non legava affato con gli altri cibi del piatto, ma forse il mio gusto deve ancora essere abituato a questi contrasti.

Prima del dessert le matrioske hanno eseguito un coro, ma alcune si divertivano troppo e cacciavano delle urla fuori tempo. Nella foto sotto la maestra del coro sta redarguendo una corista...



















Il dessert era formato da Syrniki con marmellata di mirtilli, Miele, Panna liquida




















Alla fine, ci aspettavamo ancora qualcosa, eravamo stati cosi' bene che non ce ne volevamo andare....

Abbiamo salutato tutte le volontarie con un lunghissimo applauso, sia per l'impegno in cucina che per quello nel cucirsi gli abiti, che, infine, per il coraggio dimostrato nell'intrattenerci tra una portata e l'altra.

Se tutta la beneficenza fosse cosi'.....

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15/04/10

Cefalo grigliato, farlo buono...

















Sabato eravamo a Castiglione della Pescaia, ospiti dalla sorella di Anna Maria. Che giornata: sole, camminate sulla sabbia (abitano a 20 metri dalla spiaggia), polmoni pieni dell'odore del mare, i soliti tedeschi che gia' sguazzavano. Abbiamo fatto un pranzo a tutto cefalo: spaghettoni bianchi al cefalo (senza pomodoro, per lasciare inalterato il sapore pescioso) e cefalone alla griglia. Su quest'ultima preparazione la cognata, che conosce le mia manie cucinatorie, mi ha chiesto se, per caso, mi sarebbe piaciuto dare una mano a cucinarlo. Mi sarebbe esploso un grido: "Lo faccio io!!!", ma mi sono saputo trattenere e ho detto "senti, facciamolo cosi'.... bla bla bla". Due scuole di pensiero a confronto, ma ci siamo accordati :)
Perche' il bla bla bla? Perche' fare un pesce alla griglia, e farlo bene, non e' solo sbattere il pesce sulla griglia. Eh, no. Intanto si tratta di vedere che pesce: noi avevamo un cefalo, quindi un pesce di carni saporite, ma da trattare delicatamente in cottura. Poi bisogna vedere le dimensioni: questo era enorme, era -giuro- 80 cm per 3 chili e mezzo gia' pulito. Un pesciaccio di cosi' grandi dimensioni va cotto a fuoco non troppo violento e piu' a lungo del normale, cosi' che venga cotto completamente. In casi come questi per tenerlo piu' a lungo sulla griglia e non farlo bruciare bisogna proteggerlo con una camicia di pane grattato (aromatizzato). A proposito della foto: quello che vedete nella foto in alto non e' il mostro da 80 cm, ma uno piu' piccolo, sui 35 cm, che ci siamo mangiati il giorno dopo a casa nostra. Quello da 80 di Castiglione della Pescaia lo trovate qui nel seguito.
Il pesce alla griglia va lasciato intero, cioe' non spezzettato, e se e' piu' grande di una ventina di cm va aperto a libro. Fatevi pulire il pesce e aprirlo a libro dal vostro pescivendolo, il quale sorridera' storto dovendo pulire il pesce mentre gli altri clienti aspettano (e magari rumoreggiano) dietro di voi. Fate magari come ha fatto mia cognata: e' andata sul presto, ha scelto i pesci e ha detto "passo alle 11 a prenderli puliti", ciao ciao.
Qua sotto il cefalone da 80 cm, tenuto su da mia nipote. Il terzo soggetto e' il marito della nipote, della serie: gente allegra iddio li aiuta :)





















I cognati fuori, sotto il patio, hanno un camino/barbecue nel quale abbiamo acceso del carbone e ottenuto una bella brace. Il pescione, o qualunque altro pesce, non deve starci troppo vicino, altrimenti fuori si brucia e il dentro resta crudo. Il giorno dopo, a casa nostra, non abbiamo usato il camino/barbecue perche' non abbiamo un camino/barbecue e poiche' non abbiamo neanche il patio ci siamo arrangiati con una griglia elettrica in terrazza. Arrangiamento di successo, comunque.
Basta chiacchere, passiamo ai fatti...

Ingredienti, le dosi dipendono dalle dimensioni del pesce
Un cefalo, aperto a libro e pulito, ma con la lisca
Pane grattato
Trito di aglio e prezzemolo
Succo di limone
Sale, pepe

Preparazione
Il pesce da grigliare non va salato ne' prima ne' durante la cottura, altrimenti i buoni succhi interni usciranno e andranno perduti colando nella brace. E nemmeno va messo a bagno in marinate: il pesce deve sapere di pesce, e di mare. Per eventuali insaporimenti provvederemo dopo la cottura, a gusto di ognuno.
Lavare il pesce e asciugarlo bene, e' importante che sia asciutto. Preparare la camicia di pane grattato: tritare uno spicchio di aglio, meglio mezzo, e un ciuffetto piccolo di prezzemolo. Mescolare bene pane grattato e trito. Appoggiarci il cefalo e far aderire bene il pane grattato, sia dalla parte della pelle che nell'interno. E' meglio impanare il pesce subito prima di metterlo a cuocere, altrimenti il pane si ammolla e non verra' bello croccante, ma un po' colloso. Qua sotto il nostro cefalo impanato, pronto per la cottura. Sembrano due, ma e' solo la nostra bestiola aperta a libro.



















Adagiare il pesce in quelle griglie coi manici formate da due parti che si chiudono a cerniera. Questo tipo di griglia consentira' di girare il pesce senza nemmeno toccarlo, quindi senza rovinarlo. Il cefalo dovra' essere appoggiato ben aperto a libro. Mettere questa griglia sul fuoco (per noi sulla griglia elettrica) dalla parte della pelle, facendo attenzione che il calore non sia troppo forte. Far cuocere 5 minuti, poi girarlo ogni 3 minuti.
Mentre il pesce cuoce preparare la bagna di condimento: Spremere un limone (per il mostro da 80 cm spremerne 2), aggiungere una bella presa di sale e del pepe macinato. Mescolare bene per far sciogliere il sale. Aggiungere 3 cucchiai di olio (5-6 per il mostro da 80 cm) e aspettare la cottura del pesce. Lo scopo di questa bagna e' salare e insaporire il pesce. A noi piace insaporirlo tutto insieme, ma se c'e' chi vuole aggiungere solo del sale, allora e' meglio che ognuno si condisca la sua porzione direttamente nel piatto.
Quando il pesce e' cotto (quando? per un cefalo di una trentina di cm servono 10-15 minuti, per il mostro da 80 cm ce ne sono voluti circa 20) toglierlo dal fuoco, appoggiare la griglia su un piano e condire il cefalo con la bagna. Prima di usare la bagna sbatterla energicamente con una forchetta (deve venire un'emulsione).
Cospargere il cefalo sui due lati. Quindi aprire la griglia e estrarre la bestiola. Se la pelle restasse un po' attaccata ai ferri della griglia passare una forchetta nel senso dei ferri, il pesce si stacchera' bene.
Porzionare il pesce, togliendo prima la lisca centrale, che verra' via in un pezzo solo. La lisca centrale e' stata lasciata perche' in questo modo il pesce resta intero, altrimenti maneggiandolo si potrebbe spezzare.
Qua sotto la bestiola e' stata cotta e irrorata con la bagna.




















Che dire? Pecchero' di immodestia, ma con gli accorgimenti di cui sopra il pesce viene perfetto. Fatto cosi' un pesce alla griglia sa di pesce davvero, mentre in certi ristoranti marinate e intrugli vari servono a mascherare la non freschezza. Il pane, poi, cotto anch'esso, aggiunge sapore alla grigliata.

Provatelo cosi', sentirete la differenza...

A presto :)




















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13/04/10

Basmati ai fiori di rosmarino






















In questi giorni il rosmarino inizia una fioritura che continuera' per 3-4 mesi. All'improvviso un cespuglio verde scuro si copre di fiori viola chiaro. Visti da vicino assomigliano a delle piccole orchidee.
Qualche curiosita' sul rosmarino: il nome deriva dal latino Ros Maris (rugiada del mare: chissa' come nasce questo nome) ed e' poi diventato rosmarino, o ramerino. In Calabria parafrasando il nome latino e' chiamato "rosa marina".
Con i fiori, in particolare, si ottiene un infuso "tonificante e corroborante per le dispepsie gastriche e anticolitico" (da Wikipedia). Tanti anni fa l'infuso di fiori di rosmarino veniva anche usato per frizioni, contro i pidocchi pubici. Altri tempi....
Oggi in cucina i fiori di rosmarino sono usati sia per l'aroma, piu' delicato di quello ottenuto dagli aghi, che per il colore.
Era tanto che volevo usare questi fiori in una qualche preparazione e ho cominciato a pensare come impiegarli. Siccome l'aroma dei fiori e' delicato bisogna usarli con qualcosa di altrettanto delicato, in modo che un aroma non sopraffaccia l'altro.
Ho quindi deciso di abbinare i fiori di rosmarino al riso basmati, anch'esso delicato e fragrante.
Sul riso basmati c'e' una cultura vastissima, io mi limitero' a dirvi che cresce sui due lati del confine tra India e Pakistan, due stati che si prenderebbero volentieri a bombe atomiche in mezzo agli occhi. Bene, di fronte al riso basmati non ci sono dissapori politici che tengano: poco piu' di un anno fa India e Pakistam hanno stretto un patto di ferro per fare fronte comune contro le contraffazioni del riso basmati. Specialmente contro il riso Jasmine, che viene dalla Thailandia e che e' facilmente scambiabile col basmati. La concorrenza del Jasmine, fatto passare per basmati, ha tanto stimolato India e Pakistan che recentemente e' stato posto sul mercato un kit per la veloce determinazione se un riso e' basmati originale. Il test, pratico e veloce, rilasciato dopo anni di ricerca e ingenti investimenti, rileva le differenze genetiche esistenti tra il riso basmati e il Jasmine.
Il nome basmati pare che venga dalla lingua Hindi e significhi "Regina di fragranza".

OK, adesso basta con le curiosita' e veniamo alla ricetta: il mio scopo era abbinare questi due delicati sapori e profumi in un insieme armonico. Penso di esserci riuscito.

Ingredienti per 2 persone
130-140 gr di riso basmati
4 cucchiai di fiori di rosmarino
1 cucchiaio di olio evo leggero
una piccola puntina di peperoncino

Preparazione
Lavare il riso in acqua per due volte, lo scopo e' fargli perdere piu' amido possibile, in modo da ottenere chicchi ben separati. Far bollire il riso in poca acqua per 10-20 minuti, dipende dalla qualita' del riso. L'unica e' assaggiarlo e scolarlo al dente. Salare il riso nello scolapasta: si usera' meno sale e il riso non avra' perso sapore in cottura. In una casseruola mettere l'olio evo (che deve essere piu' leggero possibile per non sopraffare la delicatezza di riso e fiori), 2 cucchiai di fiori e la puntina di peperoncino. Come dico sempre: voi che conoscete il vostro peperoncino regolatevi di conseguenza, noi vogliamo che il risultato finale abbia un'ombra di piccantezza, non di piu'.
Accendere un fuoco medio, attendere che l'olio sia caldo e saltarci il riso per un minuto, mescolando di continuo.
Impiattare e spolverare con gli altri due cucchiai di fiori di rosmarino.
























All'assaggio i due sapori e le due fragranze si integrano e si rafforzano l'un l'altro. Buonissimo.
Avevo intenzione di aggiungere, anche solo per accontentare l'occhio, una salsina di curry dolce, fatta spientemente colare su un lato. Ma poi ho assaggiato questa preparazione cosi' com'era e ho deciso che avrei rovinato la delicatezza dell'insieme, cosi' ho lasciato perdere.

Delicatissimo, sano, senza glutine ne' grassi. Ve lo consiglio.

A presto :-)

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12/04/10

Guardate che bel contest ha messo su la Rossa ! !

Andate, andate a vedere, e ditemi se non e' stata una buona idea ! ! !

Una cenetta Gourmet per due... a soli 15 Euro

Mi piacciono i contest che richiedono creativita' ! ! !




















Ho gia' cominciato a pensare.....


A presto :-)

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08/04/10

Primo anno....
























Questo blog compie 1 anno: il mio primo compleblog!
Dovete sapere che raggiunti i miei anni "anta" ho provato a cucinare qualcosa e, piano piano, mi sono appassionato, tanto che la cucina e' diventata un hobby. Anzi, il mio hobby. Lungo la strada quante ciofeghe! E quante piccole soddisfazioni....
Ero, e sono tuttora, un maledetto dilettante. Per via di questo dilettantismo passo, senza sapere perche', dall'invenzione di genio (modesto, eh?) alla ciofega assoluta.
Da qualche anno, poi, mi e' venuta la fissa di creare nuove ricette.
Ora, tutti sanno che creare qualcosa di nuovo in cucina e' quasi impossibile: dopo millenni che il genere umano cucina le combinazioni dovrebbero essere ormai tutte esaurite, vero? Pero', pero'.... qualcosa si riesce ancora a inventare.
Un'altra mia fissa e' la diffidenza verso ingredienti strani o esotici: mesi fa avevo proposto ai miei lettori un mini concorso e nel regolamento specificavo: "...quindi niente strampalatezze, please, e niente ingredienti quasi impossibili da trovare, come ad esempio sovraccosce di coccodrillo, testicoli di toporagno, fave antartiche, o pomodorini venusiani".
In questo anno ho conosciuto tante nuove persone. Con alcune, residenti a Firenze e dintorni, ci siamo anche conosciuti di persona e abbiamo organizzato "fettuntate" in campagna, visite a mostre enogastronomiche, merende a casa dell'uno o dell'altro, e un (incosciente) cucinamento, dove abbiamo affittato un ristorante e in 10 cuochi abbiamo cucinato e servito 9 portate a 37 invitati.
Cosa significa avere un blog? Significa scervellarsi per trovare qualcosa da pubblicare ogni pochi giorni, significa cucinare, provando e riprovando fino ad un risultato accettabile, significa accomodare il cucinato in modo da renderlo interessante, significa fotografare e bestemmiare sull'aspetto poco invitante delle foto, significa provare e riprovare. Facendo la somma: significa spendere del tempo, tanto.
E che dire del tempo speso a guardare in rete cosa hanno pubblicato gli altri foodbloggers e a commentare le loro opere? E dell'invidia di fronte a una preparazione altrui ben riuscita?
C'e' chi ha detto che un blog e' un'auto esaltazione sciocca, un luogo dove la parola piu' usata e' "io". Questo non e' vero nei blog di cucina, dove a parlare non e' tanto l'autore. quanto la sua preparazione, pubblicata e data in pasto al giudizio degli altri. Devo anche dire che le critiche e i suggerimenti non mi dispiacciono, anzi. Mi danno invece fastidio i commenti del tipo "ma che bella ricettiiiiina!!!".
E che dire invece di come farli, i commenti? Spesso mi e' venuto naturale commentare dicendo: che ne penseresti di fare invece cosi', oppure: che ne diresti di cambiare questo ingrediente con quest'altro?. Commentare cosi' e' un esercizio pericoloso, spesso nelle risposte dell'altra parte si avverte un gelo che nemmeno l'inverno artico...
Solo in tre casi ho trovato dall'altra parte una accettazione non permalosa. In questi casi abbiamo invece iniziato una discussione costruttiva sui possibili risultati. Ma non vi diro' mai, neanche sotto tortura, chi sono i permalosi e con chi invece si puo' discutere....
E che dire, infine, del coniuge del foodblogger? Aspetta paziente (ma a volte non troppo) che finisca il servizio fotografico, prima di poter mangiare. Freddo, il piu' delle volte. Borbotta e sbuffa sulle nostre manie. Sopporta pazientemente che in un incontro di foodbloggers noi si continui a discutere per mezz'ora se in quella certa ricetta la chiara d'uovo va montata a parte o insieme al tuorlo, oppure sulla temperatura del forno e sul minutaggio, oppure su come conservare al meglio certi ingredienti. Ah, cara coniuge! Non sai quanto ti amo per questa sopportazione. Anche se borbotti un po'...

Bene, non diventiamo troppo sentimentali... Per questo compleblog, l'avrete visto all'inizio, ho preparato un piattino semplice semplice, fatto con pappardellone fresche accomodate di taglio, trancetti di speck e crema di friggitelli (quest'ultima spiegata nel post prima di questo). E in mezzo una candela (senno' che compleanno e'?).






















Anche in questo caso dopo il servizio fotografico l'insieme era ormai freddo, e se c'e' qualcosa da odiare e' la pasta fresca diventata scotta e fredda. Mi sono fatto perdonare cuocendo altra pasta fresca tagliata a maltagliati (scusate il bisticcio), ripassata con sugo di pomodoro all'aglione e tanto parmigiano. Per questa qui niente foto, l'abbiamo mangiata caldissima....


Vi lascio con il collage di praticamente tutte le ricette pubblicate in quest'anno, purtroppo cliccandoci sopra non si ingrandisce, ma almeno e' per voi una scusa per andare a rileggere le ricette piu' vecchie, quelle che non avete ancora visto!!!








































Ciao, a presto :-)

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06/04/10

Crema di friggitelli e pinoli





















Gia' da qualche giorno in frigo c'erano 8 etti di friggitelli. Adesso e' un periodo nel quale l'ispirazione mi scarseggia. Sara' la pigrizia che l'inizio di primavera porta con se', forse, ma non riesco a inventare niente. In genere cucinare mi diverte, ma il massimo del mio divertimento e' creare qualcosa di nuovo. Ci penso bene prima, simulando mentalmente lo svolgimento e gli ingredienti: "Ci metto questo? O quest'altro, che dovrebbe starci meglio? Fiamma bassa o piu' alta? Forno? O no?". Sono capace di cominciare a pensare a una nuova ricetta con giorni di anticipo, e un po' per giorno la novita' prende forma. Poi si passa alla realizzazione pratica, che puo' risultare in un successo o in un mezzo fallimento. In quel caso il pensiero dominante e' "Si, ma la prossima volta....".
Insomma ognuno si diverte come puo' e io mi diverto a creare mentalmente e quindi a cucinare.
Ma da qualche giorno sono senza idee, il solo pensare a qualcosa di nuovo mi annoia. Sara' un sintomo che e' arrivato il momento di piantarla li' con cucina e blog?
Poi mi sono trovato davanti a quasi un Kg di friggitelli da smaltire. Belli verdi, maturi e scrocchianti. D'impulso, senza pensarci su, ho cominciato a pulirli.
Poi ho preso altri ingredienti e.... Ecco una nuova ricetta!
E anche molto molto golosa, ci abbiamo fatto cena....

Ingredienti per 4 persone
800 gr di friarelli
400 gr di cipolle rosse
1,5 litri di brodo di carne
Mezzo peperoncino rosso secco
Un cucchiaio di zucchero
Sale, Olio evo
Un pugno di pinoli sgusciati.

Preparazione
Pulire i friarelli, togliendo l'interno. Tagliarli a pezzi piccolissimi, circa 1 cm. Tritare la cipolla. Scaldare il brodo fino al punto di bollitura, poi spengere. In una capiente casseruola versare 8-10 cucchiai di olio evo, metterci mezzo peperoncino rosso secco (senza semi) e la cipolla tritata.
Far soffriggere a fuoco vivo. Quando i pezzi piu' piccoli della cipolla cominciano a colorire versare il trito di friggitelli. Far cuocere almeno un quarto d'ora, meglio se di piu', mescolando molto spesso per evitare che i friggitelli si bruciacchino.
A quel punto aggiungere meta' brodo, un cucchiaio da cucina raso di zucchero e far cuocere per circa un'ora. Ogni tanto dare una mescolata e quando si vedesse che il brodo e' consumato aggiungerne ancora. Il risultato finale dovra' comunque essere abbastanza asciutto. Verso la fine aggiungere una presa di sale e assaggiare.
Lasciar raffreddare. Quando freddi travasarli in un bicchiere da minipimer o in buon frullatore e frullare a oltranza. Assaggiare e regolare di sale. Se del caso aggiungere un po' di brodo, ma la crema deve risultare molto densa e per niente acquosa. Questo puo' anche essere preparato il giorno prima.
Tostare delle fette di pane, o nel tostapane, o sulla griglia, o in forno, fate voi. Presentare in tavola i crostoni ben tostati, una salsiera con la crema di friggitelli e una coppa con i pinoli.
Ogni commensale dovra' versare la crema sul suo crostone e cospargerla di pinoli. Da mangiare rigorosamente con le mani. Un antipasto buonissimo, anche se forse ci si potrebbe pure condire una spaghettata.






















All'assaggio il sapore dei crostoni ben tostati e il dolceamaro dei friggitelli si completano, c'e' una punta di piccantino e i pinoli aggiungono un tocco di delicatezza. Francamente parlando, nemmeno io credevo che sarebbe venuta fuori una ricetta cosi' buona, e' stata una soprpresa piacevole. Fresca, vegetariana e quasi a zero grassi.
Dovevamo cucinare delle bistecchine sulla griglia, ma le abbiamo rimesse in frigo per domani, perche' con questi crostoni abbiamo fatto cena.
Provate anche voi, sentirete come sono golosi!!

A presto :-)

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01/04/10

Sciusceddu pasquale, rivisto


















Lo sciusceddu e' un piatto domenicale siciliano di minipolpette di carne, tradizionalmente preparato per Pasqua. Si dice che sia di origine francese, ma io non sono riuscito a identificare la ricetta di origine. Anzi, se qualcuno che ne sa piu' di me sulla cucina francese volesse dirmelo, ebbene, mi fara' un favore.
Il nome deriva da "sciusciare" cioe' soffiare, perche' viene servito caldissimo. Attenzione, e' prudente e consigliabile soffiare sul boccone prima di introdurlo in bocca.
Ne esistono -come per tutti i piatti tradizionali- infinite versioni, ma tutte riconducibili a due modi di cucinarlo. Nel palermitano le polpettine vengono cucinate nel brodo, mentre nel messinese vengono ripassate in forno con aggiunta di ricotta e uovo.
E' un piatto sontuoso, da Domenica di Pasqua, da mangiare tutti insieme in allegria, ma puo' benissimo essere proposto in altri momenti, e sara' sempre molto gradito. Magari come novita', al posto delle lasagne. Oltretutto e' meno impegnativo.
Io, naturalmente, ho rivisitato questa preparazione e ho apportato molte correzioni, per esempio senza la cottura in brodo e utilizzando della carne gia' cotta. I siciliani non me ne vorranno, ma penso di aver alleggerito l'insieme mantenendo la golosita'.

Ingredienti per 4 persone
400 gr di manzo gia' bollito, o vitello, o agnello
5 uova
Pane grattato
Prezzemolo tritato
Peperoncino in polvere
2 litri di besciamella o piu'
1/2 bicchiere di brodo
Parmigiano o Groviera grattugiato

Preparazione
Preparare una besciamella tradizionale, solo avendo l'avvertenza di salare il latte prima di aggiungerlo al roux. In Sicilia si usa il formaggio di pecora, che e' molto salato, mentre qui, usando del formaggio poco salato o addirittura dolce, e' opportuno salare. Verso la fine aggiungere anche il mezzo bicchiere di brodo. Lasciare intiepidire.
Tritare finemente la carne, aggiungere 2 uova intere, 3-4 cucchiai di parmigiano o groviera grattugiato, una presa di sale (in Sicilia usano formaggio di pecora... etc...), un piccolo pizzico di prezzemolo tritato e un po' di peperoncino in polvere, ma poco. Impastare bene il tutto, aggiungendo del pane grattato in modo da ottenere un insieme denso e modellabile. Poi bagnarsi le mani e formare delle polpettine sferiche delle dimensioni di una nocciola (sui 2 cm, cioe').
Accendere il forno e portarlo a 160-180 gradi. Versare 4 cucchiai di parmigiano o groviera grattugiato nella besciamella e 2 tuorli d'uovo. La besciamella non deve essere troppo calda per non far coagulare le uova. Mescolare bene, in modo da omogeneizzare besciamella, formaggio e uova. Se volete rendere l'insieme piu' soffice potreste aggiungere anche gli albumi montati a frusta. Io non lo faccio, vedete voi.
La besciamella, cosi' modificata, e' quasi diventata una salsa Mornay.
Procediamo: sul fondo di una teglia da forno a bordi alti versare un cm di salsa e accomodarci le polpettine, lasciando un cm circa tra l'una e l'altra.




















Versare il resto della besciamella/Mornay a coprire tutte le polpettine. Tutte le volte a me la salsa risulta sempre insufficiente, magari voi preparatene di piu', perche' le polpettine devono essere completamente coperte. Nella foto seguente la teglia e' pronta per essere infornata. Anche questa volta la besciamella mi e' risultata poca (grrr!!).























Infornare finche' la superficie e' ben abbronzata. Servire subito, portando la teglia in tavola e facendo le porzioni al momento.

Questo e' un piatto da consumare tutti insieme, soffiando in allegria.
All'assaggio la besciamella avvolge le polpettine in un "manto di velluto" (non sono io che lo dico, me l'hanno detto...) e i sapori si fondono in un insieme goloso.
Se non li fate per Pasqua, provate a proporli qualche volta al posto delle solite lasagne, farete un figurone.

A presto :-)

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