26/02/11

Lasagne Alici-Crema di ricotta-Arancia


Ho scoperto come puo' risultare buono l'accoppiamento pesce-latticini mangiando dalla mia chef preferita, Lisa.
Purche' gli ingredienti siano freschissimi si puo' comporre un piatto ottimo mantenendo la massima semplicita'.
Con alici fresche e con ricotta arrivata stamani dall'Amiata ho cucinato delle lasagne buonissime, saporite di mare e molto delicate.
Piatto da presentare quando volete fare buona figura con ospiti importanti. Raccoglierete solo complimenti, e cosa puo' volere un cuoco di piu'?.

Ingredienti per 2 persone
Lasagne tirate sottili
350 gr di alici pulite e diliscate
200 gr di ricotta
30 gr di burro salato
4 cucchiai di farina
1 spicchio di aglio
Buccia grattugiata di una arancia

Preparazione
Strofinare il fondo di una padella con lo spicchio di aglio. Ungere la padella con poco olio, io ho usato un pennello. Lo scopo del velo d'olio e' impedire che le alici si attacchino, se ci fosse piu' olio avremmo alici fritte, e non lo vogliamo.
Quando la padella e' calda appoggiare le alici aperte con la parte carnosa (pesciosa?) verso il fondo, quindi lasciando la pelle in alto. Usare le mani, gli utensili da cucina rovinerebbero la bellissima livrea delle alici. Anche l'occhio vuole la sua parte....
Scegliere 20-25 alici tra le meno rovinate e tenerle da parte. Tutte le altre fatele a pezzetti di un mezzo cm. Io ho usato le forbici.
Tenere le alici sul fuoco al massimo 30 secondi, lo scopo e' precuocerle senza farle seccare. Toglierle con attenzione e parcheggiarle su un piatto.
Cuocere al dente le lasagne in acqua salata. Io ho trovato delle lasagne gia' fatte, sottili e molto buone, quindi ho usato quelle. Se voi siete brave a farle, allora fatele. Abbiate solo cura di tirarle molto sottili. Togliere le lasagne e metterle in una bacinella di acqua fredda, quindi togliere l'eccesso di acqua stendendole su un canovaccio.
Scaldare una tazza d'acqua e tenerla pronta, puo' benissimo essere dell'acqua di cottura delle lasagne, basta che sia tenuta in caldo.
In un pentolino mettere il burro salato e farlo sciogliere. Qui ho preferito usare del burro salato, perche' il sale nel burro non si scioglierebbe e resterebbe granuloso (il sale si scioglie in acqua, ma non nei grassi).
Quando il burro e' sciolto aggiungere la farina e far colorire mescolando. Aggiungere la ricotta e dell'acqua calda, mescolando vigorosamente, in modo da sciogliere eventuali grumi. Il risultato dovra' essere una crema densa, che non cola. Assaggiare e regolare di sale.  Incorporare a freddo la buccia grattugiata dell'arancia.
A questo punto abbiamo tutto quello che serve per comporre le lasagne. Imburrare una teglia e mettere la prima lasagna. Spalmarci la crema di ricotta in modo uniforme, coprendo anche i bordi.
Spolverare con le alici a pezzetti. Altra lasagna, altra crema di ricotta, altre alici a pezzetti. Proseguire fino al termine degli ingredienti. Con le quantita' indicate io ho sovrapposto 5 lasagne.
Sopra all'ultima lasagna creare un tappeto di alici aperte. Mettere in forno gia' scaldato a 160-170 gradi (il mio e' ventilato) per una decina-quindicina di minuti.
Non c'e' bisogno di temperature piu' alte o tempi piu' lunghi, perche' tutti gli ingredienti sono gia' precotti, adesso devono solo legarsi l'un l'altro.
All'uscita dal forno cospargere con un po' di buccia grattugiata di arancia e portare in tavola.
E godetevi i complimenti....




















All'assaggio il sapore di mare delle alici e' praticamente intatto (niente lunghe cotture), il latteo della crema di ricotta e' un ideale completamento. Completamento, non contrasto.
L'arancia da' profumo e freschezza.
I miei invitati non finivano piu' di ripulire il piatto, avevano lo sguardo del "non ce n'e' piu'?". Anche la famiglia della nostra amica Maria Luisa, da tempo nominata assaggiatrice condominiale, ha avuto una tegliettina. E' piaciuto anche a loro, tanto che dopo un po' e' squillato il telefono e ci hanno detto quanto queste lasagne fossero piaciute....

Saporite e delicate, ve le consiglio.






Dimenticavo, con queste lasagne alle alici partecipo al contest di "Poverimabelliebuoni"


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13/02/11

Risotto mare profondo, per S. Valentino



















OK, OK, l'idea non e' proprio originalissima, in questi giorni siamo sommersi di cuori. In TV, al supermercato, nei blog, nelle vetrine dei pasticceri (a proposito, EMA: hai fatto qualcosa di tipicamente sanvalentinoso?).
E questo risotto non l'ho neanche fatto con l'idea di partecipare a qualche contest. Ce n'e' uno dove ormai le ricette presentate sono vicine a 200!! Pensate doverle leggere, farsene un'opinione e decidere qual'e' la "migliore". Alla proprietaria del blog va tutta la mia comprensione (o compassione?).
No, ho fatto questo risotto per Anna Maria, che se lo e' visto mettere sotto gli occhi senza preavviso. Una sorpresa piccola, ma sembra proprio che l'abbia gradita.
Il cuoricino e' un po' nero, mentre tutti i cuori che si vedono in giro sono piu' rossi del rosso, ma in casa non c'erano uova rosse di pesce, ne' uova di salmone (non sono mica un negozio di delikatessen..), cosi' ho usato le uova che avevo.
A questo punto vi aspettereste la solita lezioncina su chi era Valentino e il perche' e il percome, etc. etc. Per tutto cio' vi rimando a Wikipedia. Pero', siccome a me piace ridere di tutto, vi riporto, come l'ho vista io, una delle leggende che circolano su S. Valentino e gli innamorati.  Si narra che un giorno il nostro Valentino vedesse un lui e una lei che litigavano di brutto.
Allora, da quell'impiccione che era, per mettere pace creo' dal niente tantissime coppie di piccioni che si scambiavano affettuosita'. Tutti questi affettuosi piccioni li fece volare in stormo, girando sopra e intorno ai giovani, i quali, sempre secondo la leggenda, si intenerirono e fecero la pace.
Appresa la leggenda a me e' scappato da ridere: se vi siete mai trovati in una nuvola di piccioni svolazzanti capirete come devono essersi sentiti i due: mezzi assordati, tra le piume sporche che cadevano e, soprattutto, ricoperti da escrementi, vera specialita' dei piccioni in volo. Ecco, raffigurandomi la scena io ho visto i due giovani che gridando scappavano, uno da una parte e uno dall'altra, con i piccioni che li inseguivano continuando a lordarli e a cercare di intenerirli.
Secondo me se hanno poi fatto la pace non e' stato per S. Valentino, il quale si sara' preso la sua bella dose di vaff...
D'altra parte celebrare il 14 Febbraio dando un segno del proprio amore mi sembra una cosa bella. Credo che tutti noi, prima o poi, abbiamo fatto qualcosa di carino e di romantico.
Personalmente ricordo una mia carineria che e' finita male, con Anna Maria incavolatissima.
In breve: sono andato da un fioraio e ho fatto confezionare un bel mazzo, veramente bello. Non ricordo se erano rose rosse o altro, perche' certi ricordi vengono automaticamente rimossi. E poi ho fatto consegnare il bel mazzo di fiori a Anna Maria, sul lavoro.
La sera, ero rientrato per primo, ho atteso che la moglie rientrasse e mi dicesse che le avevo fatto piacere, anche esibendo i fiori di fronte alle colleghe.
Quella che rientro' a casa era una furia, una jena.  Il motivo? Nessuna delle colleghe, sorrisi e complimenti a parte, credette mai che il mittente fosse un marito. Le ho immaginate mentre sorridendo commentavano "hai visto? Alla fine anche lei si e' fatta l'amico....".
Insomma un S. Valentino da dimenticare. Da allora non ho piu' spedito niente alla moglie sul lavoro.
E' da allora che questo Valentino mi sta' un po' sul gozzo. E anche piu' giu'...

Vabbe', transeat. Parliamo di cucina.
A parte la decorazione sanvalentinosa volevo fare un risotto che sapesse di mare aperto, senza i soliti crostacei. Percio' ho scelto dei filetti di nasello per la delicatezza (e il sole del Sud) e dei filetti di baccala' per la sostanza (e i pescosi mari del Nord).
Volevo un concentrato di mare, senza altri sapori o aromi aggiunti, e ci sono riuscito. Buono.


Ingredienti per 2 persone
150 gr di filetto di nasello
75 gr di filetto di baccala' sbagnato
160 gr di riso buono
2 cucchiai di uova di pesce, se e' caviale meglio per voi
6 cucchiai di olio evo
1 spicchio di aglio, piccolo
1/2 bicchiere di vino bianco, no tavernello
un sospetto di peperoncino
acqua bollente, o brodo di verdura lungo

Preparazione
Sfilettare o farsi sfilettare il nasello. Tritarlo bene e tenerlo da parte. Procurarsi del baccala' ben dissalato e sbagnato. Assaggiare il baccala': se e' ancora amarognolo vuol dire che non e' stato dissalato a dovere. Deve sapere solo e soltanto di mare. Sfilettare il baccala' e tritarlo bene. Tenerlo da parte, separato dal trito di nasello.
Mettere a bollire dell'acqua, o, se preferite, del brodo di verdura, ma in questo caso che sia molto allungato. Io ho usato della semplice acqua, non volevo coprire il sapore di mare.
In casseruola mettere l'olio e l'aglio tritato finissimamente, insieme ad un sospetto di peperoncino. Far andare a fuoco minimo, quando comincia a sfrigolare (tutto, non solo sui bordi della casseruola) aggiungere il trito di baccala'. Contare lentamente fino a 30 mescolando, alzare il fuoco al massimo e versare il vino. Far ritirare quasi del tutto. Versare il riso e farlo tostare mescolando. Dopo la tostatura aggiungere un mestolo d'acqua calda e iniziare a risottare nel modo solito.
A tre quarti di cottura aggiungere il trito di nasello e continuare a risottare. Dopo un po' assaggiare e regolare di sale. Tenete il risotto un po' liquido, quello in foto mi si e' rappreso durante le fotografie (sapete com'e', noi foodbloggers....).
Versare il riso in un vassoio, sovrapporre una romantica formina a cuore e versarci le uova di pesce in uno strato sottile, pressando appena.





















 Non e' bello? Il contrasto bianco-nero mi ha dato qualche problema per la resa fotografica e ha allungato i tempi di servizio, cosi' che il risotto si e' un po' rappreso. Voi mangiatelo subito, niente foto.
Durante la cottura il pesce si e' completamente sciolto, amalgamandosi col riso e cedendogli sapore.
All'assaggio si sente tutto il sapore del mare profondo, non contaminato da aromi terragni o da sapori di crostacei. Le uova di pesce aggiungono ulteriore sapore.
Puro sapore di mare, ad Anna Maria e' piaciuto molto, ripuliva accuratamente il piatto: buon segno.
Anche la sorpresina del cuore e' stata gradita......

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09/02/11

Questione di equilibrio: Spaghetti arancia-carciofi

















Si, a vedere la foto non sembra, ma una volta raggiunto un giusto punto di equilibrio tra l'amarognolo dei carciofi e il dolce agrumato dell'arancia questo e' un piatto del tipo "ne prenderei ancora un po'....".
Si fa presto a dire equilibrio... Intanto bisogna vedere quanto amarognolo e' il carciofo, soprattutto quanto e' amaro il gambo. Poi bisogna vedere quanto dolce e' l'arancia e quanto profumata. Poi bisogna dosare in cottura questi due sapori in modo da raggiungere il risultato voluto.
Mi torna in mente quella canzone: "..dosa bene amore e crudelta'..." Il seguito, mi sembra, e' "cerca di essere un tenero amante, ma fuori del letto nessuna pieta'...".
Ma non entriamo nei paragoni tra amore e cucina, in letteratura e nei film ce ne sono anche troppi.
L'equilibrio di questo piatto deve poi, alla fin fine, essere valutato da chi lo mangia, e qui intervengono i gusti personali. A noi e' piaciuto, e sicuramente piacera' anche a chi vuol solleticare le proprie papille con sapori nuovi e intriganti.
Sull'equilibrio: la parola viene dal latino Equilibrium, ed e' composta da due parti: la prima, equi, significa "in egual misura", la seconda, librium, deriva da libra, ossia "bilancia". Percio' equilibrio significa un  bilanciamento (riecco la bilancia...) tra forze contrastanti, in modo che l'una non prevalga sull'altra.
In cucina per avere equilibrio non c'e' che un modo: assaggiare. Certo, per risparmiare tempo si potrebbero buttare in padella tutti gli ingredienti insieme, accendere il fuoco, andare a fare qualcos'altro e ripassare dopo un po' per impiattare.
Ma le cose non vanno proprio cosi', assaggiando "prima" e "durante" si puo' guidare il risultato verso l'obiettivo, almeno in certa misura ("dopo" non si assaggia, si mangia proprio!!).
Io saro' un fissato, ma assaggio gli ingredienti anche a crudo, cosi' mi faccio un'idea di come dosare gli altri ingredienti e di come procedere in cottura. Ecco, magari in questo caso e' meglio assaggiare prima l'arancia, perche' l'assaggio del carciofo, specie del gambo, puo' lasciarvi a bocca storta per un po'....
OK, basta divagare. Passiamo alla ricetta.

Ingredienti per 2 persone
190 gr di spaghetti buoni
4 carciofi piccoli o 2 grandi
2 arance bionde mature
4 spicchi di aglio
1/2 bicchiere vino bianco, no tavernello
Una puntina di peperoncino
Mezzo litro o piu' di brodo di verdura
Olio evo

Preparazione
Tagliar via i gambi dei carciofi, sbucciarli a coltello e tagliarli a rondelle sottili.  Togliere le foglie esterne dei carciofi, aprirli a meta' e togliere la cosiddetta barba. Affettare il frutto, spessore intorno al mezzo cm.  Tenere da parte 4 fette intere per la guarnizione. Tagliare il resto delle fette a formare delle strisce, larghe piu' o meno un cm.
Via via che si procede a tagliare gambi e frutti mettere il tagliato in un recipiente pieno d'acqua. Che si debba affogare il carciofo nel succo di limone per evitare che annerisca e' una bufala. L'annerimento del carciofo (o di altri vegetali) deriva dall'ossidazione, cioe' dal contatto con l'ossigeno dell'aria. Basta immergere il vegetale nell'acqua e il contatto con l'aria non c'e' piu'. E poi il succo di limone cambierebbe anche il sapore.
Grattugiare un po' di buccia d'arancia e spremere il succo. In una padella grande abbastanza da accomodarci gli spaghetti mettere 6-8 cucchiai di olio evo, l'aglio tritato in quattro e la punta di peperoncino. Come dico sempre ognuno conosce il peperoncino suo, percio' regolatevi: quello che vogliamo ottenere nel risultato finale e' un'ombra, appena un sospetto, di piccante.
Scolare il tritato di carciofi e asciugarlo su un panno.  Accendere un fuoco medio e far croccare le 4 fette lasciate intere, toglierle, salarle e tenerle da parte. Mettere in padella tutto il tritato e farlo andare mescolando per 4-5 minuti. Salare, aggiungere il vino bianco e farlo ritirare. Spegnere, coprire e aspettare la pasta.  Far scaldare il brodo fino a bollitura e tenerlo al caldo.
Nel frattempo buttare la pasta e controllare con la forchetta quando gli spaghetti si piegano. Appena si piegano scolarli (conservando un po' d'acqua di cottura) e passarli in padella. Portare gli spaghetti a cottura a fuoco medio, aggiungendo poco per volta mestoli di brodo e mescolando continuamente.  Durante questa "risottatura" il mescolio favorisce il rilascio dell'amido da parte della pasta e permettera' di ottenere cremosita' del risultato. Gli spaghetti, cuocendo insieme ai carciofi ne assorbiranno tutto il sapore. Se il brodo terminasse prima della cottura completa si puo' utilizzare un po' d'acqua di cottura degli spaghetti, quella tenuta da parte, ma non dovrebbe essere necessario.
Quando gli spaghetti saranno quasi al dente, ma ancora un po' duretti, cioe' 3-4 minuti prima della giusta cottura, versare mezzo bicchiere di succo d'arancia e far ritirare mescolando. Assaggiare e regolare di sale, senza timidezza.
Assaggiate: c'e' equilibrio? La pasta e' piu' dolce o piu' amara? Se e' troppo amara aggiungere ancora succo d'arancia, ma con parsimonia  e far ritirare. Equilibrio, equilibrio!!!
Impiattare, guarnendo con le fette di carciofo croccanti tenute da parte e con poca buccia grattugiata, per il profumo. Per accontentare gli occhi aggiungere anche un vivace spicchio di arancia.























 Che dire? Se i sapori sono in equilibrio questo e' un piatto di successo, profumato, da proporre in una cena alla quale tenete.
La cottura non troppo prolungata consente di poter apprezzare separatamente i vari sapori. Il dolce dell'arancia, l'amarognolo dei carciofi, il profumo di agrumi della buccia si abbinano benissimo. Le fette croccanti danno anche un contrasto di consistenze.

Provate, il piatto trovera' ampio gradimento :)

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05/02/11

Treccine greche agli agrumi
























Ormai lo sanno tutti che io per i dolci sono negato. E' per questo che pubblico volentieri ricette di amiche. Per fortuna che ho amiche dotate....

Oggi e' la volta di Sabry, con delle treccine che personalmente vedrei bene intinte nella cioccolata calda per essere goduriosamente sgranocchiate nelle giornate d'inverno. 
Oppure usate come un cucchiaino per tirar su della granita al limone nelle calde serate estive, magari guardando un tramonto sul mare.
O anche accompagnate da un bicchiere di zibibbo pantesco. O anche... O anche..

Lascio la parola a Sabry:


Per circa 30 treccine
280 gr farina
120 gr burro
100 zucchero
4 cucchiai di panna fresca
2 tuorli
una punta di sale
buccia grattugiata di 2 limoni e di 1 arancia

Con la frusta sbattere il burro con lo zucchero fino ad ottenere un composto spumoso o comunque morbido.  Aggiungere i tuorli e la panna.
A parte mescolare la farina con il sale e le bucce grattugiate.  Incorporare il tutto all'impasto precedente. Tenere l'impasto al fresco per un ora (o tutta la notte) poi staccare delle noci e formare dei salsicciotti di circa 20 cm.  
Piegarli in due e attorcigliare. Mettere le treccine sulla teglia da forno e cuocere a 180° per 20 minuti o fino a che siano dorate, ma meglio un minuto meno che più per non farle indurire!





















Si conserverebbero (notare l'uso del condizionale) in una scatola di metallo.
Ma niente da fare: spariscono velocemente.


 E brava Sabry ! ! !

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