28/02/10

Crema di zolfini al coriandolo
























Questo l'avevo pensato come un antipasto sciccoso, pero' poi io e Anna Maria ce lo siamo mangiato come un primo: "buono, ne prendo ancora un po'", "anch'io, e' saporito, vero?", "si, appetisce", "ce n'e' ancora un po', ne vuoi meta'?". E cosi' e' finito.
Complice anche la giornata buia le foto non sono un granche', ma soprattutto non testimoniano la delicatezza e l'appetitosita' (si puo' dire?) di questa preparazione. Una sorpresa, davvero.
Tutto e' cominciato con una confezione di fagioli zolfini che ho adocchiato in dispensa, il colore aveva attirato la mia attenzione: i fagioli zolfini del Pratomagno sono infatti di un bel colore giallo chiaro, da cui il nome. Riporto, dal sito della associazione che ne difende la tipicita': "Il fagiolo Zolfino è tipicissimo prodotto dell'area del Pratomagno: il suo territorio d'eccellenza sono le colline e le pendici montuose attorno alla strada Setteponti, che si snoda tortuosa seguendo l'antico percorso della Cassia vetus", che e' la strada che da Arezzo porta a Firenze.
E' un fagiolo raro e prezioso, regge benissimo la cottura senza rompersi, ma ha una buccia finissima "che si scioglie in bocca come ostia", il che lo rende digeribilissimo. L'unico suo difetto e' che e' difficile trovarlo perche' il territorio di produzione e' piccolo e la quantita' prodotta e' quella che e'. Ma se lo trovate fatene incetta, ne vale la pena.
Un'altra caratteristica dello zolfino e' che non richiede di essere tenuto a mollo per una notte, le sue piccole dimensioni (non piu' grandi di un nocciolo di ciliegia) fanno si' che diventi tenero mentre cuoce.
Mi avevano detto che era un fagiolo "cremoso", quindi la prima idea e' stata proprio quella di ridurlo in crema. Pero' un fagiolo e' sempre un fagiolo, o lo si mangia condito con olio forte e verde, o si deve pensare a qualcosa di nuovo. E cosi' ho fatto, con ottimi risultati.

Ingredienti (4 primi o 8 antipasti)
350 gr fagioli zolfini
4 spicchi aglio
4 cucchiaini di semi di coriandolo macinati al momento
1 cucchiaino di zenzero in polvere
1 fetta spessa di prosciutto crudo, o pancetta magra
50-100 gr di formaggio grana
4 panini di grano duro

Preparazione
Mettere i fagioli in abbondante acqua con gli spicchi di aglio sbucciati e lasciati interi. Far sobbollire per 2 ore e mezzo, anche 3. L'importante e' che l'acqua bolla appena. Dopo le prime due ore salare l'acqua senza timidezza.
Metre i fagioli cuociono tagliare i panini in tre-quattro pezzi, in modo da ottenere delle strisce belle larghe e farle abbronzare (non bruciare!) in forno.
Assaggiare e togliere gli zolfini dal fuoco quando sono morbidi. Passarli al minipimer con un po' di acqua di cottura, assieme al coriandolo macinato e allo zenzero. Frullare a oltranza, eventualmente aggiungendo un po' d'acqua di cottura. Il risultato dev'essere una crema fluida. Assaggiare e regolare di sale.
Tagliare il prosciutto a striscette e farle saltare in una padella antiaderente, senza olio. Tagliare il formaggio grana a cubetti o a schegge un po' spesse.
Prima di impiattare riscaldare bene la crema, io ho usato il microonde. Impiattare, guarnire con il prosciutto saltato e i cubetti di formaggio grana. Consumare ben caldo. Un vero conforto per le serate buie...
Accompagnare con il pane di grano duro tostato.

All'assaggio il buon sapore, tipico di questa varieta' di fagioli, viene arricchito da coriandolo a zenzero, che ne fanno un insieme delicato e saporito al tempo stesso.
Francamente parlando, avevo immaginato questi fagioli zolfini come un antipasto delicato, da servire in coppette di porcellana bianca, una cosa sciccosa, da fighetti. Vedere la foto sottostante...



















Pero' poi, sorpresi dal gusto pieno dell'insieme, io e Anna Maria ci siamo riempiti lle scodelle e ce li siamo finiti, accompagnandoli con morsi di pane tostato. Non molto chic quest'ultimo particolare, ma ci stava cosi' bene...


























Gustosissimi e delicati, ve li consiglio.

A presto :-)

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26/02/10

Nutella & Vanilla Muffin !!

Mi hanno giustamente rinfacciato che dovrei postare anche qualche dolce fatto da me: OK, ci provero', sono in cerca dell'ispirazione....

Per l'intanto beccatevi questa (facilissima da realizzare) squisitezza della SABRY: dei muffins saporosi di vaniglia con un cuore di cremosa Nutella.

Al solito, ricetta e foto sono dell'autore, in questo caso la SABRY...



















Ingredienti per 12 muffins
250 gr di farina 00 o di farina Manitoba
2 uova intere
100 gr zucchero
100 gr burro
150 gr. yoghurt Mueller alla vaniglia
1 pizzico di sale
Mezza bustina di lievito
12 cucchiaini di Nutella, uno per muffin
12 pirottini da muffins

Procedimento
Il segreto dei muffins e' quello di preparare separatamente gli ingredienti "secchi" e quelli liquidi, e solo alla fine mescolarli in un unico contenitore.
Iniziamo mescolando in una coppa farina, zucchero e sale.
In altro contenitore mescoliamo bene uova, burro e youghurt alla vaniglia.
Ora possiamo finalmente unire e mescolare le due preparazioni, avendo cura di non mescolare troppo, l'impasto deve restare granuloso, quasi come se fosse stato mescolato male.
Riscaldare il forno a 180 gradi e senza imburrare lo stampo (ho usato quello antiaderente con dentro messi i pirottini) versare il nostro composto nei pirottini fino alla meta'. Poi aggiungere un cucchiaino di Nutella in ognuno. Quindi aggiungere altro impasto a chiudere, fino al bordo del pirottino, o poco sotto (in cottura crescera').
Far cuocere 20 minuti o a seconda del proprio forno, per il colore regolarsi con le mie foto.

























Di nuovo Corrado: i muffins -almeno secondo me- sono buoni caldi/tiepidi: questi in particolare quando vengono addentati vi colano la Nutella calda sulla lingua (GNAM!!). Altrimenti si conservano bene e sono buoni anche da freddi. Forse si possono scaldare qualche minuto in forno o nel microonde? Io non ho mai provato.
La versione della SABRY, sempre di corsa, come tutti noi, e' pratica e veloce. Avendo tempo al posto della Nutella si potrebbe usare una ganache di fondente, ma il tempo non c'e' mai....

Che aggiungere? Solo che quello che vedete in foto e' un altro piccolo capolavoro della SABRY.

A presto :-)

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25/02/10

Biscotti di Prato, o " d'i' Mattonella "



















Come di consueto posto volentieri le ricette di dolci fornite dalle mie amiche, piu' dotate di me in pasticceria. Oggi SABRY presenta i biscotti di Prato, o cantucci. In Toscana sono una tradizione da fine pasto, da consumare inzuppati nel Vin Santo.
Dopo un buon pasto il Vin Santo, se e' proprio quello vero, liquoroso ma non dolce, e' quello che ci vuole per far alzare da tavola gli ospiti belli allegri e rubizzi in faccia.
Con gran gioia dell'etilometro, ma questa e' un'altra storia.
Se usate un altro vino (e temo che dovrete, perche' il Vin Santo -quello vero- e' cosa rara anche qui in Toscana, e quando si trova e' piuttosto caro) allora scegliete un vino "da meditazione" che sia meno dolce possibile, in modo da non fargli sovrastare il delicato sapore di questi biscotti.
Questi biscotti sono originari di Prato, o meglio del Pratese, dove vengono cucinati da tempo immemore. Il codificatore della ricetta e' tale Mattei, della omonima pasticceria, che fino dal 1858 continua a sfornarli a quintali.
Con l'arguzia tipica dei toscani (ma non solo loro, questo va detto)  nei tempi andati ad ognuno veniva appioppato, spesso derivante da particolarita' fisiche dei soggetti, ma altre volte assolutamente inventato.
Mio nonno, per esempio, originario di Campigliano, vicino Grassina, si chiamava Corrado come me, ma tutti lo conoscevano come "i' Bonzi", e nessuno ha mai saputo cosa volesse dire.
Mi raccontava che siccome tutti lo conoscevano come "i' Bonzi" quasi nessuno si ricordava, sulle prime, il nome vero. Forse solo il postino.
Il nome vero veniva cominciato a usare quando si andava "sotto il militare".
I soprannomi erano un marchio che uno si teneva tutta la vita, piacessero o meno.
Ma non solo in Toscana, ricordo che l'anno scorso ho fatto una gita in costiera amalfitana e che al mattino presto, aborrendo il caffellatte dell'albergo, uscivo in solitaria esplorazione in cerca di un caffe' o di un cappuccino come Dio comanda.
Girando al mattino presto per le viuzze deserte l'occhio mi era caduto una placca piu' grande del normale, avvitata sotto a un campanello. C'era anche il soprannome, proprio inciso nel metallo della placca!
C'era scritto:  "Cognome Nome, O'vigilante",  dove evidentemente "O' vigilante" era il soprannome assegnatogli dalla comunita'.

Direte: e questo che c'entra coi biscotti di Prato? C'entra, perche' il signor Mattei dell'epoca era soprannominato "i' Mattonella", chissa' se per una distorsione del cognome oppure perche' faceva delle schiacciate molto dure!
Comunque sia, ancora oggi a Prato molti chiamano quei biscotti "i biscotti d'i' Mattonella".
Cosi' me l'hanno raccontata.
Tra l'altro: sapete perche' i biscotti si chiamano cosi'?  Perche' sono bis-cotti, ossia cotti due volte. Questo non e' vero per tanti altri biscotti, ma lo e' davvero per questi, dove la doppia cottura e' parte essenziale della ricetta.
Come tutte le ricette antiche esistono innumerevoli varianti, ognuno ha la sua. Quella del Mattei data dal 1858 (o anche prima) e io non la conosco nei dettagli.  Forse anche loro avranno qualche piccolo  segreto di produzione, chissa'.
La mia amica SABRY ha fornito liberamente la sua.   NON utilizza il burro, ne' aromi vari, ne' lo zafferano. Ho assaggiato questi biscotti personalmente e vi garantisco che la sua ricetta e' veramente buona: eccola qua.
(d'ora in poi chi scrive e' Sabry)

Ingredienti
500 gr di farina
400 gr di zucchero
250 gr di mandorle sgusciate, ma con la buccia
3 uova complete + 2 tuorli
1 cucchiaino di bicarbonato (o di lievito, ma...)
1 presa di sale

Preparazione
Portare il forno a 175 gradi. Mettere la farina a fontana, aggiungere nel centro lo zucchero, le 3 uova intere, i 2 tuorli, il cucchiaino di bicarbonato e la presa di sale.
Lavorare la pasta per qualche minuto, poi aggiungere le mandorle e cercare di amalgamarle all'impasto senza rovinarne la buccia. Con le mani infarinate, perche' la pasta e' appiccicosa, formare dei filoncini, larghi un tre dita e alti uno. Metterli -ben distanziati- sulla teglia, sulla quale si sara' appoggiata della carta forno leggermente infarinata. Con le dosi indicate vengono 3 filoncini.
Infornare finche' non siano dorati, NON marroni! Toglierli dal forno, lasciando lo sportello aperto, e con un coltello affilato e un colpo deciso tagliare dei pezzi sghembi, larghi 2-3 cm. Rimettere la teglia in forno lasciando lo sportello aperto per altri 5 minuti. Lo scopo e' togliere l'umidita' e farli diventare croccanti. Se li si lascia piu' tempo diventano duri come sassi, quindi occhio!!

(di nuovo Corrado)
Se al ristorante vi danno dei biscotti duri come sassi i casi sono due: o li hanno tenuti troppo in forno, o sono biscotti vecchi. Si dice che questi biscotti non devono vedere l'alba (cioe' vanno mangiati in giornata).
Siccome sono semplici e di preparazione veloce vale davvero la pena di farli misurati e mangiarli tutti in giornata.
Preparati cosi' sono friabili e croccanti allo stesso tempo. Sono eccezionali, credetemi.






Onore al merito della SABRY, noi ci risentiamo piu' avanti.

A presto :-)

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23/02/10

Serata cuciniera amici del Cavoletto - Firenze 19/02/10

Finalmente e' arrivato il gran giorno... Riassunto: ci siamo ben preparati, abbiamo "noleggiato" un ristorante per una sera, abbiamo cucinato e servito 10 diverse preparazioni a 37 invitati, noi cuochi eravamo 10, ognuno con il suo grembiule stampato per l'occasione!!

I dettagli....
Ristorante: c'eravamo gia' stati, si chiama Gavì, si trova nel rione di Gavinana (da li' il nome), a Firenze. E' un piccolo raffinato ristorante, pensate che al posto del sale nelle saliere vi danno dei pezzi interi di sale pregiato, accompagnati dall'apposita grattugia. Il vino e' dell'azienda del proprietario, nel cuore del Chianti, e non dico altro, carne e altre delizie vengono anch'esse dal cuore del Chianti. La proprietaria, Cristina, cura la sala. Insomma, non voglio fare marchette, ma vale la pena di andarci.
Noi 9 cuochi, a cui si e' aggiunta un'amica del cuore, da Genova, abbiamo fatto irruzione e, in parole povere, abbiamo violentato la pace del ristorante. Diciamo comunque che era una cena privata e che il ristorante era chiuso al pubblico: era solo per noi.
Menu': lo vedete qua


































Ad esso abbiamo aggiunto altre due preparazioni, arrivando a un totale di 10. Tutte ricette -meno una- prese dal Cavoletto, a cui va un sentito grazie per l'ispirazione (ciao Sigrid, eri in Giappone, questa te la sei persa!).
Invitati: 35, tra parenti e amici. E non crediate che fossero ben disposti: erano tutti piuttosto scettici. Assieme a loro si sono seduti anche Maurizio e Cristina, i proprietari, ai quali faceva strano farsi servire nel proprio ristorante.....
Cuochi: ognuno col suo grembiule stampato per l'occasione, lo vedete qua sotto























Ci siamo presentati alle 15,30 e subito: panico! Non avevano consegnato la carne per la Carbonade!! Corsa in macchina e approvvigionamento di un bel pezzo di "ciccia". Intanto abbiamo cominciato a sbucciare e tritare: broccoli, zucca, cipollotti, etc.
Immaginate tritare 3 cassette di cipolle, arrivate dall'ortomercato. C'era chi si era provvista di occhialini, guardate qua










































Ma anche con gli occhialini qualcuna si e' commossa...



















Le cuoche non hanno rinuciato a un tocco di stile e si sono tenute i gioielli....















Tutti lavoravano. Chi portava i broccoletti, chi tagliava i cipollotti....








































Nota sulle fotografie: io non ho usato il flash, la luce e' troppo violenta, fa sembrare tutti stupiti, crea delle doppie ombre quando il soggetto e' vicino a una parete, etc. Quindi ho tentato aprendo al massimo e sperando poi nella post-produzione. Ma le luci al neon della cucina sono state traditrici, avevano una componente verde non apprezzabile a occhio nudo e purtroppo diverse foto non sono buone. Ho voluto fare il bravino e ora... Me ne scuso. In un caso non sono proprio riuscito a far niente, e allora -muoia Sansone con tutti i filistei- ho virato la foto in verde, e amen. Quindi se nel seguito vedete del verdume, bene il colpevole sono io.

Ed ecco il verdume...

























Qui discutevo con l'elettronica delle macchine di oggi (grrr...)























Intanto mia moglie, Anna Maria, apparecchiava la sala....





















I fuochi ardevano sotto i pentoloni....








































... venivano preparati i bicchierini per l'antipasto, con nutrito scambio di opinioni....






































A proposito: eravamo 9 cuoche e un maschietto (io), tutti in una cucina, che e' a misura di 2, massimo 3 persone. Non che ci siamo dati fastidio, anzi eravamo tutti molto collaborativi l'un l'altro.
Pero' devo riferire che le 9 cuoche parlavano tutte insieme. E si capivano!!! Le donne sono speciali, l'ho sempre detto...
Ma non crediate che parlassero e basta, si davano anche molto da fare...











































Intanto gli antipasti erano pronti per uscire: una portata, 5 diversi antipasti...
































Il primo dei primi era a cura di Marcella: timballo monoporzione di pasta al forno. Ecco Marcella che col suo sugo aspetta la cottura degli anelli.
































Ancora lei che scola gli anelli (notata l'attitudine da chef?)






















E farcisce gli stampini (i farcitori erano piu' d'uno, qui e' stata ripresa solo Marcella)























I timballi monoporzione pronti per uscire, tutti dannno gli ultimi ritocchi























Mentre gli invitati si davano da fare con le forchette venivano preparate le patate al timo. Solo che il timo e' arrivato in ritardo e le abbiamo fatte col ramerino.






















Il timo e' arrivato successivamente alll'uscita dal forno. Cosi' e' la vita...


















Intanto io preparavo il secondo dei primi: farfalle in crema di cipolle dolci. Ecco, questa e' stata l'unica digressione dalle ricette cavolettiane, e' toccata a me. Ho scelto una ricetta di Massimiliano Alajmo (al quale va un deferente saluto) e alla quale ricetta io ho apportato qualche variazione (che Massimiliano mi perdoni...). Questo e' l'unico piatto che non trovate fotografato. Capirete, ero un po' occupato....

Intanto alcune cuoche si mettevano in posa....

























E scherzavano, pure (notare il piatto usato come aureola)....



















Mi sono voluto divertire anch'io e ho raccolto, perdonatemi amiche mie, alcuni atteggiamenti curiosi....

































Qui sotto l'arrivo di Emanuela con le sue Paris-Brest, che dovevamo farcire.



















Il taglio.....





















La farcitura....

























Sono proprio belle, vero?










































Erano profumatissime e belle friabili, brava Emanuela!!!!



E una menzione speciale merita anche Chiara, che ha preparato la farcitura: siamo tutti andati in estasi e gli assaggi si sono sprecati. Abbiamo dovuto fare un atto di forte autodisciplina, altrimenti in sala arrivavano senza farcitura.

Tanto per darvi un'idea: chi rubava dalle spatole....































.... e chi addirittura ripuliva col cucchiaio l'interno della sac à poche....





















Qui, non in ordine temporale (ma altrimenti questa foto restava fuori), io e Anna Maria. Avrete certo notato dai miei capelli che il barbiere si era fatto prendere la mano: se non lo fermavo mi faceva il taglio da marine (grrrr...).




















Due viste della sala...





















































Adesso l'ultima portata, fuori menu: bicchierini con ganache di fondente, goccia di miele e polvere di arancia. DIVINI.



















E ora il sottoscritto, che non era quasi mai stato fotografato.....



















E infine i 9 cuochi, un filino sfranti, ma felici. La decima cuoca, la cara amica di Genova, era la fotografa. E' rimasta fuori, pazienza (e' anche carina...).














Da sinistra....

Letizia, Alessandra, Sabrina, Chiara, io, Monica, Cecilia, Marcella, Emanuela

Conclusione: in sala hanno molto apprezzato, i proprietari ci hanno fatto i complimenti, e noi ci siamo divertiti.
Tanto divertiti.


Alla prossima :-)

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21/02/10

Maltagliati freschi in fonduta di grana e olio al basilico

Sto riordinando foto e ricordi, ma presto pubblichero' la cronaca (con foto anche esilaranti) della serata cuciniera di Venerdi 19/02, quando abbiamo "occupato" un ristorante per una serata riservata a noi (in cucina) e a parenti e amici (in sala).
Mica bau bau, micio micio: una cena con 9 portate, all'insegna degli amici del Cavoletto, avevamo anche i grembiuli stampati per l'occasione..... A proposito, Sigrid, te ne faremo avere uno con tutte le nostre firme :-)

Nell'attesa, pero', vi propongo una ricettina saporita e di facile realizzazione.























Ingredienti per 2 persone
300 gr di maltagliati freschi
100-150 gr di grana padano
200 ml latte
1 cucchiaio di farina
Mezzo bicchiere di olio al basilico

Preparazione
Se avete tempo e abilita' stendetevi della pasta e tagliatela a pezzi irregolari. Io ho preferito comprare delle lasagne fresche e tagliarle irregolarmente a strisce e a pezzetti di un 6-7 cm.
Per l'olio al basilico o lo si trova veramente profumato o lo si autoproduce. Io l'ho autoprodotto: versare mezzo bicchiere di olio evo in un pentolino, aggiungere una manciata di foglie di basilico, scaldare l'olio fino a sentire il basilico che sfrigola, poi spengere il fuoco e lasciare il tutto a macerare per un'oretta.
Grattugiare finemente il formaggio grana. Riscaldare il latte. Stemperare la farina in poco latte caldo e poi piano piano, mescolando, aggiungere il resto del latte. Unire il grana e continuare a mescolare. Rimettere sul fuoco e fare addensare un poco la fonduta, ma non molto, deve restare bella fluida.
Mettere l'acqua per cuocere i maltagliati, salarla, e contemporaneamente scaldare a fuoco minimo sia la fonduta di grana che l'olio al basilico, dal quale si saranno eliminate le foglie.
Cuocere i maltagliati al dente, scolarli e rimetterli a fuoco insieme alla fonduta di formaggio. Far andare per un minuto, mescolando delicatamente per non rompere i maltagliati. Il risultato dev'essere fluido, assolutamente non denso, eventualmente cominciare con meta' fonduta e aggiungerla fino al grado di fluidita' voluto. I maltagliati devono scorrere liberamente tra loro, non devono essere una massa incollata.
In ultimo versare l'olio al basilico caldo, mescolare per 10 secondi e impiattare, guarnendo con foglioline di basilico e spruzzando con fleur de sel.






















All'assaggio il dolcino del grana in fonduta contrasta piacevolmente e ne viene completato dal profumo un po' acuto dell'olio al basilico. Un insieme di sapori, posso dirlo?, eccezionale.
Vi consiglio di provarlo!!

A presto :-)

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16/02/10

Torta sfogliata alle mele caramellate e burro salato



















Ormai lo sanno anche i sassi: io sono negato per i dolci e pertanto pubblico volentieri le ricette proposte da amiche mie.
Da quando ho cominciato a pubblicare queste ricette mi e' stato anche detto: "finalmente questo blog inizia a prendere la giusta piega..." :-) Avevano ragione......

Oggi una vera delizia, proposta da Marcella, che per il suo sconfinato sapere in cucina e dintorni e' stata soprannominata "Marcellapedia". Chiunque ha assaggiato questa torta ha detto MMMM, BUONAAA!!
Marcella dice che ha preso ispirazione da una ricetta francese, ma Marcella e' sempre troppo modesta!!
Lascio la parola a Marcella.....

Preparazione 25 minuti, cottura 1 ora e 10 minuti

Ingredienti:
Un rotolo di pasta sfoglia
5 belle mele Royal gala o Golden
100 gr di burro fresco salato Lur...
100 gr di zucchero velo

Preparazione
Accendere il forno a 180 gradi, va bene anche ventilato.
Stendere la pasta sfoglia in una teglia rotonda rivestita di carta forno.
Per questa torta non occorrono i bordi rialzati perciò le teglie rotonde, larghe e piatte da pizza sono delle dimensioni giuste per contenere perfettamente spianata tutta la pasta sfoglia di un rotolo standard.
Bucherellare la pasta ed infornare per 10/15 minuti circa appiattendo la sfoglia 1 o 2 volte durante la cottura per non farla gonfiare.
In pratica deve solo cuocere fino a dorare leggermente senza gonfiarsi.
Nel frattempo sbucciare le mele, togliere il torsolo con lo scavino, tagliarle prima in due poi in quattro spicchi, ed affettare gli spicchi sottilmente.
Il burro salato si trova al supermercato, e' di produzione danese e il nome comincia per Lur....
Far sciogliere il burro a fuoco basso oppure al microonde, ma senza farlo bollire.
Disporre le fettine di mela sopra la sfoglia accavallandole leggermente, spennellarle con parte del burro fuso e spolverizzarle con un paio di cucchiai di zucchero dopodiché infornare e far cuocere per circa 10 minuti.
Togliere la torta dal forno e spennellarla nuovamente di burro, cospargerla ancora con altro zucchero e rimetterla in forno per altri 10 minuti.
Ripetere ancora 2 o 3 volte la copertura di burro e zucchero finché le mele sono diventati fondenti e la superficie della torta non risulta lucida e caramellata.
Occorrerà circa un’ora e 10 minuti.
Se il bordo dovesse colorirsi troppo coprirlo con della carta alluminio prima che bruci.
Togliere dal forno, lasciar intiepidire e servire accompagnata da gelato alla vaniglia oppure da una crema inglese, ma è ottima anche fredda e senza nessun accompagnamento.




















Nota di Corrado (non ho resistito a commentare): questa torta e' favolosa, non e' dolce da stuccare e non e' salata. Si scioglie in bocca, e' una vera delizia, specie per quelli che come me non amano i dolci troppo dolci.
Essenziali sono le tante spalmature in cottura, ma, credetemi, ne vale la pena!!!!
Provatela, farete un figurone con le amiche criticone: Tie' !!!!

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