30/05/12

Quasi una pappanozza


















L'altra sera di contorno non c'era un granche', quindi abbiamo improvvisato con quello che c'era.   Non entusiasmante a guardarlo, ma era come certe persone che poi dimostrano qualita' fino allora nascoste: era cosi' buono che a forza di assaggi ce lo siamo finito prima ancora di sedere a tavola!
Altro che contorno....  
Io l'ho battezzato "quasi una pappanozza" in omaggio a Camilleri e al suo celebre commissario Montalbano: "Assittato nella verandina, si era goduta la pappanozza che da tempo desiderava.  Piatto povero, patate e cipolle messe a bollire a lungo,ridotte a poltiglia col lato convesso della forchetta, abbondantemente condite con oglio, aceto forte, pepe nero macinato al momento, sale.   Da mangiare usando preferibilmente una forchetta di latta (ne aveva un paio che conservava gelosamente), scottandosi lingua e palato e di conseguenza santiando ad ogni boccone".
Questa quasi-pappanozza e' stata preparata con altri ingredienti, li vedrete nel seguito, ma secondo noi e' molto piu' gustosa di quella tradizionale di Montalbano.  
L'ho rifatta varie volte, provando diverse combinazioni di ingredienti.
Ma la piu' buona in assoluto e' questa descritta nel seguito, che tra l'altro e' la piu' semplice.
Potremmo dire che ho usato il principio KISS, mai abbastanza applicato nelle consulenze di organizzazione aziendale. 
KISS e' l'acronimo di Keep It Simple, Stupid (Fallo semplice, stupido), e si applica benissimo anche in cucina, specie con questa deliziosa ricetta....


Ingredienti per 2 persone
3 grandi patate o 4 medie
40 piccoli capperi sotto sale
3 pizzichi di origano secco (io ho le mani grandi)
1 ciuffetto di prezzemolo
Olio e.v.o.
Sale

Preparazione
Sbucciare le patate, tagliarle a tocchetti piu' o meno delle stesse dimensioni (per me sui 3 cm circa) e metterle a cuocere in acqua salata.
Dissalare bene i capperini e tritarli finemente.
Far bollire le patate finche' quasi non si disfanno, scolarle e schiacciarle con una forchetta, allargandole.  Ma non deve venir fuori una purea, i pezzetti irregolari sono deliziosi.
Cospargere con i capperini tritati e mescolare. Quando ben mescolato spolverare con l'origano secco e mescolare ancora un po'.  Assaggiare e regolare di sale, dipendera' da quanto sale sara' rimasto nei capperini.
Condire con abbondante olio (ci vuole, ci vuole) e guarnire con pezzetti di foglie di prezzemolo. 
Si puo' mangiare sia caldo che freddo.   Se lo si preferisce freddo al momento di mettere in tavola fare ancora un giro di olio, il precedente condimento e' ormai assorbito e scomparso.  Noi non abbiamo messo pepe, ma volendo si puo'.



















All'assaggio si scopre che questo piatto e' come certe persone: ha le qualita' nascoste. Non si direbbe, e invece....
Una delizia, non si smetterbbe mai di allungare la forchetta.
Il profumo di capperi e' tutto mediterraneo, solare, cosi' come quello dell'origano.
Credeteci e provatelo, e' semplice, veloce e incredibilmente buono. 

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27/05/12

Pere alla Vernaccia a bagno nel caramello salato



















Questo dessert e' una perfetta chiusura di pranzo, e vi dico solo questo: e' stato consumato in religioso silenzio.
I complimenti sono arrivati dopo, e che complimenti....
Decisamente un dessert che si fa ricordare.
Tra l'altro e' senza glutine, percio' adatto ai celiaci: oggi e' la Giornata del celiaco.
Passiamo subito alla ricetta


Pere - Ingredienti per due persone
2 pere Williams
150 gr zucchero
400 dl acqua
500 dl Vernaccia

Preparazione
Tagliare le pere a meta', sbucciarle e togliere i semi.  Si possono tagliare anche a quarti, ma a meta' sono piu' coreografiche. Sconsiglio di lasciarle intere perche' tra il dentro e il fuori la cottura non sarebbe omogenea.
Mettere a fuoco medio l'acqua e lo zucchero, portare a quasi bollore mescolando un paio di volte, in modo che lo zucchero si sciolga. Aggiungere la Vernaccia e far riprendere il bollore.  Mettere le pere, coprire e far cuocere una ventina di minuti.
Se si vuole servire il dessert caldo lasciare le pere nel liquido di cottura, eventualmente scaldando prima ddi servire.   Quale che sia la scelta scolare con cautela, possono restare dei segni sulla superficie.


Caramello salato - Ingredienti per due persone
300 gr zucchero
50 gr burro salato, a temperatura ambiente
15-20 dl panna liquida, a temperatura ambiente
1 cucchiaio di sale macinato

Preparazione
Macinare del buon sale grosso, fino alla quantita' di un cucchiaio da cucina colmo.  Far sciogliere lo zucchero a fuoco medio-alto. Quando il colore e' un biondo carico aggiungere, in 5 o sei volte, il burro salato, mescolando continuamente.  Quando il tutto sara' ben amalgamato aggiungere la panna a filo, mescolando vigorosamente finche' non si saranno sciolte le inevitabili grumosita'. Durante l'aggiunta di panna far cadere a pioggia anche il sale. NOTA: il sale si scioglie nell'acqua, o comunque nei liquidi acquosi. Quindi se lo si aggiungesse nello zucchero e prima della panna il sale non si scioglierebbe e lo si sentirebbe scricchiolare in bocca.  Aggiungendolo invece alla panna, che e' composta in gran parte da acqua, si sciogliera' perfettamente.
Quando l'insieme e' ben omogeneizzato far continuare la cottura per altri 4-5 minuti, mescolando ogni tanto.
Far stiepidire e quindi travasare in una salsiera, che sara' messa in frigo.


Assemblaggio
Bisogna scegliere se servire questo fantastico dessert caldo, oppure freddo.   Se si sceglie di servirlo caldo, allora far scaldare le pere nel loro liquido di cottura.
Quale che sia la scelta, invece, il caramello andra' tolto dal frigo solo una decina di minuti prima.
In ciotoline individuali mettere due mezze pere e versarci sopra con abbondanza il denso caramello salato.
Portare in tavola insieme alla salsiera.   Se poi aveste salsierine individuali sarebbe il massimo della sciccheria.
Fornire di forchetta e coltello da dolce, per evitare schizzi di frutta e caramello lungo il tavolo.






















All'assaggio si percepisce il fruttato tipico delle pere con in sottofondo il profumo del vino.  E c'e' un delizioso contrasto tra il dolce delle pere e il retrogusto appena salato del caramello.
Se avete deciso di servire le pere ancora calde allora in bocca ci sara' l'ulteriore contrasto tra il calore profumato delle pere e il fresco del caramello salato.
Scommetto che vedrete i commensali molto concentrati, e anche propensi a versare sopra alle pere altro caramello.
Decisamente un dessert che sara' ricordato a lungo.



16/05/12

Cipolle dolci al vapore, acciuga e riso speziato
















Ero in arretrato con le acciughe, dopo la promessa di contribuire alla raccolta dell'amica Cristina: "Un'acciuga al giorno"
Lo scopo e' raccogliere 366 ricette a base di acciuga: una per ogni giorno di questo 2012.   Una bella sfida!!!
La raccolta e' gia' un pezzo avanti, guardando l'elenco delle ricette presentate "ho visto cose che voi umani...".
Mancano solo le acciughe caramellate, ma non e' detto che non arrivino, prima o poi.

La ricetta che presento qui e' un antipasto decisamente originale, una vera novita'. Per quante ricerche abbia fatto non sono riuscito a trovare niente di simile.
Mi conoscete, no?  Se io non tentassi di inventare qualcosa non sarei Corrado.
La ricetta unisce delle cipolle bianche cotte al vapore -e quindi rese dolcissime- vuotate e farcite con acciughe dissalate, del riso speziato, e altro. 
La preparazione e' un po' laboriosa, ma il risultato e' di grande impatto, adatto quindi anche ad occasioni nelle quali si vuol brillare.
Dimenticavo: e' anche buonissimo.


















Ingredienti per ogni persona
2 cipolle bianche ben mature, diametro massimo 8 cm
1 acciuga dissalata
2 cucchiai di riso
1/2 cucchiaino di Zenzero in polvere
6-7 foglie di basilico
1 pomodoro datterino
3 cucchiai di olio e.v.o.
1 cucchiaio di vino bianco

Preparazione del ripieno
Dissalare al meglio un'acciuga, togliere la lisca, la testa e la coda, e dividerla in due. Praticamente con un'acciuga si preparano due cipolle, che costituiscono l'antipasto per ogni persona.
Mettere a cuocere il riso e scolarlo quando e' ancora MOLTO al dente. 
In una padella mettere l'olio e le foglie di basilico ben spezzettate.   Far scaldare l'olio e farci saltare il riso per un paio di minuti, aggiungendo anche il vino bianco, una piccola presa di sale e lo zenzero.  Mescolare bene.

Preparazione delle cipolle
Tagliare via un cm dalla base, in modo che la cipolle stiano in piedi senza incertezze.  Tagliare anche un paio di cm del sopra e conservare la parte tagliata, che costituira' il cappello.
Far cuocere a vapore cipolla e cappello per almeno un quarto d'ora, forse di piu'.  La cipolla dovra' risultare morbida, ma non disfarsi.  Far raffreddare bene.  Se avete mai maneggiato cipolle bollenti capirete il perche'.

Assemblaggio
Adesso dobbiamo vuotare le cipolle, lasciando uno spessore esterno di circa un cm.    Mi ero documentato in Internet su altre ricette di cipolle cotte, a vapore o in forno, che dovessero essere vuotate.   Tutti dicevano di usare un cucchiaino.   Tutte balle. 
Le prime cipolle se ne sono andate, a causa di rotture improvvise: si rompeva il fuori, mentre il dentro opponeva resistenza passiva e restava dov'era.
Alla fine ho usato le mie manacce e ho spinto la parte centrale dal di sotto, facendola uscire da sopra.
Piu' o meno il sistema ha funzionato.
A questo punto mettere sul fondo di ogni cipolla del riso speziato, premendo bene. Il riso si compattera' e non sfuggira' dal sotto, nessuna paura.  Mettere riso fino a lasciare un paio di cm. di cipolla vuota sopra.
A questo punto prendere la mezza acciuga e inserirla, arrotolandola, nel vuoto rimasto. L'ideale e' che un po' di acciuga sporga dal sopra, perche' la si possa vedere e riconoscere. Semmai aggiungere un po' di riso sotto per trovare la giusta misura.
Nel vuoto che ancora resta al centro dell'acciuga mettere un po' di riso, ma senza pressarlo. Anche qui se il riso sporge un poco e' meglio.

Queste cipolle, specie in estate, si possono preparare anche il giorno prima e conservarle in frigo, ma avendo cura di tenerle al riparo dall'aria. Magari affiancare le cipolle in una scatola e chiuderla bene.  Toglierle dal frigo una mezz'ora prima di servire, formare i piatti con due cipolle per persona e guarnirle.  Su un lato guarnire con una fogliolina di basilico e sull'altro con un datterino tagliato in quarti per il lungo.  Aggiungere sopra qualche goccia di olio e servire, accompagnando con coltello e forchetta.



















Gia' quando le mettete in tavola vedrete che i commensali resteranno piacevolmente sorpresi.
Ma il meglio verra' quando le assaggeranno.
All'assaggio si sente il dolce, letteralmente, della cipolla cotta a vapore, seguito dal deciso sapore delle acciughe e completato dall'aroma speziato del riso.   Basilico e pomodoro datterino danno freschezza all'insieme.
Un successo sicuro, vedrete.





















Come dicevo questa ricetta partecipa alla raccolta di Cristina "Un'acciuga al giorno"

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14/05/12

Zizzole vegan per prova costume




































Si, il titolo e' oscuro, ma gia' dalla foto vi sarete fatte un'idea.   Veramente le zizzole in alcuni dialetti sarebbero le giuggiole.  Ma nella Maremma toscana e' anche il nome di questi gnocchetti che, nelle dimensioni e nella forma, assomigliano appunto alle giuggiole.  Le zizzole sono davvero piccole, lunghe 2 cm al massimo e spesse 1. 
Pigro come sono non ho mai fatto degli gnocchi, li compro o me li faccio regalare da qualche amica grande artigiana della tradizione.  Queste zizzole le ho incontrate per caso, gia' pronte, e ho subito cominciato a pensare come cucinarle.






















Le zizzole che ho trovato sono fatte solo e soltanto di patate, niente farina e niente uova. 
Strano, vero?   Certo, l'assenza di uova consente il consumo anche alle persone che seguono le regole vegan.  D'altra parte l'assenza di farina rende le zizzole difficili da cucinare.   Per capirsi:   appena sentono l'acqua cominciano a sfaldarsi.
Ma niente paura, a tutto c'e' rimedio.

Altro argomento:  in questo periodo la prova costume incombe e tutti (solo adesso!!!) cominciamo a pensare bene a cosa mangiare.  Io ho scelto per queste zizzole un condimento di verdure e il risultato e' stato leggero, ma molto saporito.   Tanto saporito che c'e' il pericolo di mangiarne troppo, quindi occhio alla quantita'.
Vale il concetto "Poco, si, ma buono".


Ingredienti per due persone
3 manciatine di zizzole
2 spicchi aglio
1 sospetto di peperoncino
2 dita di vino bianco
2 carote medie
3 zucchine lunghe
2 manciate di piselli freschi
1 pizzico di foglie di timo fresco
2 foglie di basilico.
4 cucchiai di olio e.v.o.
2 dita di brodo di verdura


Preparazione
Per prima cosa NON mettere l'acqua per cuocere le zizzole, faremo in altro modo.
Sbucciare le carote e tagliarle a cubetti di circa 1 cm, o anche meno.  Lavare bene le zucchine e tagliarle per il lungo, prima a meta' poi a quarti.  Tagliare e gettare via tutta la parte interna, lasciando un cm o anche meno di spessore vicino alla buccia verde.  Tagliare le strisce con la buccia a pezzetti di 1 cm circa. 
Fare un battuto finissimo di aglio e metterlo in una padella capiente e a bordi alti, insieme all'olio e al sospetto di peperoncino.   Come dico sempre: ognuno conosce il peperoncino suo, noi vogliamo che nel risultato finale il piccante sia appena avvertibile.
Far soffriggere l'aglio dolcemente, poi quando accenna a cambiare colore versare il vino e farlo evaporare a fuoco sostenuto.
Quando il vino e' praticamente evaporato versare carote e zucchine e farle saltare per qualche minuto, finche' le zucchine diventino ammorbidite.  Le carote non diventeranno morbide come le zucchine, ma va bene cosi', serviranno anche per fare contrasto di consistenza con le zizzole.
Quindi salare senza timidezza (le zizzole sono sempre un po' sciape) e aggiungere il brodo di verdura e i piselli.
Quando il brodo di verdura bolle aggiungere le zizzole.  Sorpresa!
Queste zizzole, che  non hanno ne' uova ne' farina, cuociono immediatamente, al calore delle verdure e con l'umidita' del brodo di verdura.    Da non credere... verranno cotte alla perfezione!  Importante: NON mescolare, perche' le zizzole si attaccherebbero al cucchiaio, ma invece saltare il tutto, per qualche minuto.   Ecco perche' serve una padella a bordi alti!!!
In ultimo aggiungere poche foglioline di timo fresco e il basilico spezzettato.  Se piace, un giro d'olio a crudo.






































Che dire?  In bocca le zizzole si sciolgono, letteralmente.
Il condimento di verdure e' decisamente saporito, con le carote, le zucchine in buccia e i piselli.
Da notare che le verdure non sono proprio cotte, e proprio per questo all'assaggio si apprezza un piacevole contrasto di consistenza tra le morbide zizzole, le zucchine in buccia, le carote e i piselli.
Con questa cottura, diciamo cosi', parziale si conservano molte delle qualita' benefiche che le verdure possiedono.
Il tutto e' profumato da basilico e timo.
Da provare.


























Questa ricetta partecipa al contest "Salutiamoci", ossia teniamoci in salute cucinando qualcosa di buono, bello e soprattutto sano.
Questo mese il contest e' ospitato dalla simpatica "Stella di sale".



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08/05/12

La mia prima Tarte Tatin, non proprio ortodossa

















Carina, vero?   Sono piuttosto soddisfatto.
Naturalmente ho variato un po' ingredienti e metodo, altrimenti che Corrado sarei?
Come mele ho usato delle Pinova, non completamente mature.  Le volevo durette, ma soprattutto asprigne, per fare un po' di contrasto con il caramello.  E' noto che a me piacciono i dolci non esageratamente dolci.
Nella caramellatura ho aggiunto dell'Allspice (anche noto come Pimento, o Pimienta Gorda), per speziare un po'. Naturalmente va macinato finissimo.
Per il caramello ho usato zucchero di canna a coprire il fondo di un padellone, 2 cucchiai di acqua e 4 di Cognac. 
Piu' una presa di sale.
Ho sbucciato e tagliato le mele a quarti e quindi a fette di 1 cm.  Le ho caramellate nel padellone, facendo prender loro sapore da entrambi i lati, ma senza farle troppo ammorbidire.
Poi ho preso una teglia da forno e ci ho colato il caramello dal padellone.
Quindi con un paio di pinze (sconsiglio vivamente di utilizzare le dita!) prendere le fette e accomodarle sul fondo in maniera ordinata.
Far scaldare ancora lil padellone in modo da far tornare fluido il caramello rimasto sul fondo e quindi versarlo tutto sulle mele gia' composte.
Coprire con uno strato di frolla e rincalzare bene i bordi.  Infornare a 190 gradi per un po', finche' la frolla avra' un bel colore marrone chiaro.
(Infornare per un po'.... si capisce che non ho il dono della pasticceria?)
Con la punta di un coltello andare a staccare i bordi della frolla dalla teglia (giusto per stare sul sicuro), quindi tirare un bel respiro e rovesciare la Tatin su un vassoio.



















Questa versione e' piaciuta moltissimo: non era troppo dolce, profumava di Cognac senza essere alcolica e in bocca era sorprendentemente speziata.
Una novita'.
(Golosa)

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02/05/12

Pasta alla Carrettiera - Versione siciliana povera, ma vera


Mio padre si diplomo' Perito Minerario a Caltanissetta nel 1928.
All'epoca le zone di Caltanissetta e di Enna erano quelle che producevano la maggior quantita' di zolfo, che era l'unica vera risorsa dell'interno della Sicilia.
In quei tempi gli Ingegneri erano veramente pochi e quei pochi di solito erano padroni di qualcosa e qualcuno, non erano impiegati alle dipendenze di altri.
Percio', allora, essere Perito, come lo era mio padre, era gia' molto.  Diciamo che l'equivante odierno sarebbe un executive, un capetto.  Quindi mio padre trovo' subito lavoro nel settore delle miniere, a Trabonella, dove lo chiamavano, per invidia e per sfotterlo, "l'ingegnericchio". 
La Sicilia produceva allora la grande maggioranza dello zolfo mondiale.    Le esportazioni raggiungevano  tutto il mondo.  Purtroppo, pero', un nuovo metodo di estrazione, sperimentato negli Stati Uniti e non applicabile in Sicilia per la geologia del luogo, stava immettendo sul mercato lo zolfo a prezzi inferiori e percio' erodendo gravemente le vendite dello zolfo siciliano.
Questo, e la crisi del '29 che, sia pure con ritardo, colpi' il resto del mondo, convinsero mio padre a gettare al vento tutte le nozioni minerarie apprese e a far domanda nelle Ferrovie dello Stato.  In quanto diplomato ottenne subito il posto di capo della stazione di Dittaino.   Ma questa e' un'altra storia.
Comunque negli anni di supervisione della miniera pote' vedere con i suoi occhi com'era il lavoro di minatori e carusi.  Lavoro pesante e per i carusi anche degradante, ma benvenuto, perche' altro lavoro non si trovava.
La vita nelle miniere di zolfo siciliane e' conosciuta da pochi, ma se volete farvi un'idea guardate QUI 
E' interessantissimo.   Saltate pure le prime due o tre pagine e iniziate dalle foto in bianco e nero, anzi color seppia.

Non solo il lavoro di minatori e carusi conobbe dal vivo mio padre, ma anche quello del cosiddetto indotto, come quello dei carrettieri.    Loro provvedevano al trasporto dei pani di zolfo raffinato dalla miniera alla ferrovia.
Da li' i pani sarebbero stati portati al mare, e spediti via nave in tutto il mondo.
Ecco quindi che e' da mio padre (che dal vivo conobbe anche il lavoro dei carrettieri e le loro abitudini) che arriva la ricetta della pasta alla carrettiera.    Quella vera, povera e saporita.
Prima di arrivare alla ricetta, ancora qualche parola sul mestiere ormai scomparso dei carrettieri, e sui carrettieri stessi, gia' nel dopoguerra travolti dal progresso dei trasporti a motore.



I carrettieri erano un po' come gli autisti dei corrieri di oggi, trasportavano merce altrui, e a volte persone, in cambio di qualche soldo.
Allora, come oggi, i trasporti conto terzi erano un lavoro poco remunerativo.  Capitava che un carrettiere che trasportasse qualcosa per conto di un contadino non ricevesse neanche denaro, ma invece patate e acciughe salate.    La vita era dura.
Normalmente un carrettiere partiva nel tardo pomeriggio, finito il carico, e viaggiava di notte, anche per evitare il caldo dell'estate siciliana.    A volte piu' carri si aggregavano, altre volte il carrettiere viaggiava in solitudine.
Ma tutti  -e pochissimi lo sanno- cantavano.   Per far passare le ore, o perche' era tradizione, non si sa piu'.
Una canzone molto popolare aveva un ritornello che faceva: "Tira cavaddru miu, tira e ccaminaaa....".
Dopo un po' era ora per carrettiere e cavallo di riposare e mangiare qualcosa.  Gli scarsi denari non permettevano certo ai carrettieri di fermarsi nelle osterie, percio' mangiavano quello che si erano portati da casa.
Poca cosa.    Le finanze erano quelle che erano, quindi pochi e poveri ingredienti.  La pasta pero' riempiva la pancia ed era calda.  Ogni carrettiere portava con se' degli spaghetti, una pentolina, dell'aglio secco, un cartoccio con del sale, una scodella (sbreccata) di terraglia, una boccetta d'olio, del pane, di solito secco, una grattugia.
Un fuoco lo si improvvisava sempre, l'acqua si trovava, qualche erba aromatica la si rubacchiava o la si trovava spontanea sui bordi della strada. 

Ecco qua sotto gli ingredienti


Oggi si trovano in rete tantissime ricette di pasta alla carrettiera, tutte ricette che un carrettiere, nella vita reale, non si sarebbe potute permettere.
La ricetta che segue e' la piu' povera, quindi la piu' vera. 

E' a base di aglio crudo, ma voglio avvertire che la convinzione che l'aglio crudo non si possa digerire e' assolutamente errata.    E' vero invece il contrario: l'aglio cotto, specie quello soffritto in olio, con l'alta temperatura delle cotture perde tutte quelle sostanze che lo rendono benefico e soprattutto digeribile. 
Non ci vuol credere mai nessuno, ma tutti quelli che ho convinto a mangiare questa ricetta, per prima mia moglie Anna Maria, sono rimasi sorpresi dalla facilita' di digestione.
Nessun fenomeno collaterale, compreso l'alito, grazie alle sostanze contrastanti contenute nel prezzemolo.   Alito assolutamente neutro.
Insomma, vi esorto a lasciar perdere, per una volta, i pregiudizi e provare a gustare questa ricetta.

Resterete sorpresi.



Ingredienti per persona
80-90 gr di spaghetti
1 spicchio di aglio bianco
2-3 cucchiai di olio e.v.o.
una presa di sale
un bel ciuffo di prezzemolo
un canto di pane un po' secco
una grattugia, no microplane

Preparazione
Mentre la pasta cuoce tritare piu' fine possibile il prezzemolo e metterlo nella scodella.
Sbucciare l'aglio e grattarlo sul prezzemolo. Grattare il tozzo di pane, in modo da aiutare a far cadere l'aglio rimasto impastato nella grattugia, e poi continuare fino a coprire il piatto con un fine strato di pan grattato.
Aggiungere la presa di sale e 4 o 5 cucchiai di acqua di cottura della pasta.
Mescolare il tutto con la forchetta.
Scolare la pasta e versarla nella scodella. Mescolare senza timidezza per far amalgamare pasta e condimento.  Se del caso aggiungere altra acqua della pasta, il risultato deve essere da subito ben fluido, anche perche' il pane assorbira' molta dell'umidita'.
Fare sulla scodella un giro d'olio, mescolare e cominciare a inforchettare.
Non crederete alle vostre papillle.

























All'assaggio l'aglio si sente poco, in ogni caso solo il profumo, ma non il sapore forte che uno si aspetterebbe.   Il prezzemolo, che dev'essere abbondante, da' anch'esso profumo.
Il pane grattato formera' una cremina che vi lascera' estasiati.
Lasciate i pregiudizi e, credetemi, dopo le prime due forchettate griderete al miracolo.
Sentirete e gusterete profumi e sapori nuovi, e troverete tutto molto delicato.

Provate, sara' una sorpresa!!

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